Unioni gay, il «sì» di Michela e Sandra
Le due donne (le prime di quest’anno) appena iscritte nel registro delle unioni civili. In 8 anni lo hanno fatto solo 30 coppie
TRENTO In 8 anni sono state solo 30 le coppie (sia gay che lesbiche) che hanno deciso di unirsi civilmente a Trento. Quest’anno nessuno aveva ancora compiuto questo passo (nel 2013 lo avevano fatto in 4 e nel 2012 nessuno) e nella stragrande maggioranza dei casi si è quasi sempre trattato di coppie di uomini.
Ecco che quindi il gesto di Michela Papette (che lavora come promoter di una ditta di antinfortunistica) e Sandra Gazzini (commessa in un supermercato), compiuto sabato scorso nel palazzo del Comune di via Bellenzani, in una splendida giornata di sole, ha avuto il benefico effetto di riportare d’attualità quest’istituto per molti nemmeno esistente.
E proprio Michela (che per anni è stata la presidente di Arcilesbica Trento) era una di quelle che nel 2006 si trovava “in prima linea” per spingere l’amministrazione di Trento a far nascere il “registro delle unioni civili”, un vero e proprio elenco al quale «possono iscriversi - così recita la delibera 47 del 6 marzo 2006 - tutte le persone legate da vincoli non “legali” (quali matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela) ma solamente da vincoli “affettivi”». L’affetto, dunque, è l’elemento principe sul quale si fonda questo istituto e non c’è affetto più grande di quel sentimento chiamato amore che ha spinto le due ragazze ad unirsi civilmente sabato scorso.
«E’ stata Michela a farmi la fatidica domanda - racconta Sandra - circa un anno fa. Io se avessimo avuto la possibilità di sposarci glielo avrei già chiesto da tempo perché la amo e, dopo quasi quattro anni di convivenza, avrei voluto, e voglio ancora, suggellare la cosa con il matrimonio. Ma non esistendo questa possibilità avevo messo da parte ogni speranza. Poi è venuta lei a chiedermi di ufficializzare la nostra unione iscrivendoci al registro del Comune. Ho provato una grande emozione e non c’ho pensato due volte. Ho detto si e abbiamo messo in moto la macchina organizzativa».
Un anno di tempo per fissare la data e accordarsi con il segretario generale del Comune: giorno fatidico il 4 luglio. «Nessuna esagerazione - prosegue Michela - sappiamo che non è un matrimonio e quindi niente abiti sfarzosi o centinaia di invitati. Siamo andati io e lei e sono venuti con noi anche due testimoni, che non sarebbero obbligatori, ma che hanno insistito per esserci. Abbiamo salito le scale del palazzo del Comune e lì ci ha accolto la segretaria generale che c’ha fatto firmare il documento».
Tanta emozione, a Sandra è anche scesa qualche lacrima e unione suggellata da questo che è un atto amministrativo, ma non solo. «Firmando ci si impegna a rispettare tre punti - aggiunge Sandra - che sono quello di convivere, di risiedere in un Comune Trentino e, soprattutto, di accudire e supportare, fisicamente e psicologicamente, la propria compagna o il proprio compagno».
Un modo per dire al mondo “stiamo insieme”, una firma che, chissà, forse (il matrimonio lo fa?), potrebbe dare più stabilità alla coppia. «Noi la stabilità ce la siamo creata in questi anni di convivenza - completa Michela - dove abbiamo affrontato licenziamenti, tante difficoltà e problemi.Ma lo abbiamo fatto insieme e questo ci ha aiutato a rinsaldare sempre di più il nostro rapporto. Il nostro, invece, può essere letto anche come un gesto politico che vorremmo tante altre coppie gay e lesbiche seguissero. Il registro delle unioni civili è stato una conquista importante per Trento e se tante coppie tornassero a registrarsi la cosa potrebbe fungere da stimolo per le istituzioni ad approvare a Trento la legge contro l’omofobia e a livello nazionale il decreto legge proposto da Renzi».