Una pratica da 1.000 euro per un contributo di 1.200

La grottesca vicenda di Luisa Leonardi Scomazzoni, nota commerciante rivana: «Non è così che si aiuta un’impresa che investe: rinuncio ai soldi della Provincia»


di Matteo Cassol


RIVA. Non tutti i contributi vengono per contribuire positivamente. Suggerisce questo la vicenda di Luisa Leonardi Scomazzoni, alias "la Leo", che ormai da tempo ha aperto una boutique in centro a Riva (in piazza San Rocco) e ha fondato il marchio Dalaleo, dedicato principalmente alle ecobag, borse realizzate con materiali riciclati. Tutto inizia nel maggio 2012, quando la commerciante-creativa decide di rifare il proprio sito Internet, implementandolo con la possibilità di vendere on-line, e viene a conoscenza dell'esistenza di un contributo pubblico per il rifacimento del sito web pari al 40% dei costi sostenuti.

«L'ammontare del progetto - racconta - è di 7.300 euro (3.600 per il sito e 3.700 per le foto). Una volta presentata la domanda a Confidimpresa, l'intermediario con la Provincia, mi viene comunicato che dal contributo verranno decurtate le spese del fotografo perché "non pertinenti": la cosa mi lascia allibita perché è come se io, che faccio borse, vendessi un esemplare senza manici e alla domanda sul perché la borsa non li ha rispondessi "ma io non ho mai detto che sarebbero stati compresi". Chiamo comunque Confidimpresa per sapere cosa devo fare per chiudere la pratica e mi viene risposto di visitare il loro sito e di accedere a una sezione speciale da dove scaricare ben 52 pagine di documenti richiesti. Devo produrre gli originali delle fatture con relativi bonifici timbrati dalla banca, mentre il fornitore, a sua volta, deve produrre una dichiarazione in originale, timbrata e firmata comprovante i trasferimenti bancari: peccato che lui nel frattempo si sia trasferito in Olanda. Non so dire quanto del mio tempo ho dedicato a comprendere le regole per portare a termine questa operazione che dovrebbe costituire un incentivo all'iniziativa imprenditoriale e non un deterrente! La cosa incredibile, poi, è che nell'era di Internet, dove gli imprenditori sono obbligati a dotarsi di Pec, Confidimpresa comunica con l'utenza solo attraverso fax e raccomandata "a.r.". Alla fine ho appreso che la mia richiesta verrà liquidata quando ci saranno fondi e solo dopo aver saldato la fattura di 423,50 euro a Confidimpresa per essersi occupata della mia pratica. Prendo atto inoltre che la spesa ammessa sulla quale viene calcolato il 40%, non è di 3.600 euro ma che è stata decurtata di 333,75 euro, quindi, a conti fatti, la spesa rimborsabile è di 1.306,50 euro, peraltro da decurtare del 4%».

Per Leonardi Scomazzoni si tratta di una presa in giro, perché ai 423,50 euro dovuti a Confidimpresa deve aggiungere l'onorario del commercialista (605 euro), azzerando quasi il vantaggio (rimarrebbero 225 euro): «A questo punto credo proprio che mi prenderò il lusso di rifiutare il contributo e ovviamente di non pagare la fattura a Confidimpresa, facendola decurtare da quanto mi sarebbe dovuto. Posso dire dunque di essere stata io - conclude "la Leo" - a dare il mio contributo a "Mamma Provincia"».













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