«Un piano per evitare una nuova ondata di contagi»
Trento. Un progetto di informazione e di educazione sanitaria della popolazione, un forte investimento sull’assistenza territoriale, una costante sorveglianza attiva con i tamponi e il ricorso ai...
Trento. Un progetto di informazione e di educazione sanitaria della popolazione, un forte investimento sull’assistenza territoriale, una costante sorveglianza attiva con i tamponi e il ricorso ai test sierologici. Infine, l’apertura di un confronto che porti alla revisione dell’organizzazione delle Rsa. Questi i quattro punti cardine dell’appello sottoscritto da Ordine dei Medici, Collegio degli infermieri, Ordine dei farmacisti e condiviso anche dall’ Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. In tutto oltre 12.000 professionisti della sanità che si sono rivolti alla Provincia, e in particolare al governatore Maurizio Fugatti e all’assessora alla salute Stefania Segnana, al fine di individuare un piano preciso e puntuale per evitare che la fase 2 culmini in una nuova ondata di contagi peggiore di quella appena vissuta.
Gli operatori sanitari chiedono in primis che venga convocato al più presto il Consiglio dei sanitari,«sorprendentemente mai riunito dall’insediamento della Giunta Provinciale, e mai consultato nemmeno in occasione di questa terribile pandemia».
Quattro, come detto, le istanze principali: «Un progetto d’informazione e di educazione sanitaria della popolazione, per sostenere le misure di protezione e di prevenzione del contagio, quali il distanziamento sociale, l’utilizzo corretto delle mascherine, compreso il loro smaltimento responsabile, l’igiene delle mani e personale e l’adozione di corretti stili di vita. Sarà opportuno anche promuovere l’uso di ogni metodo che consenta il tracciamento del contagio». In secondo luogo, «un forte investimento sull’assistenza territoriale, improntato alla prevenzione per riconoscere, identificare e gestire i nuovi focolai di malattia. Bisogna programmare e attuare un vero e proprio piano sanitario, che preveda un coordinamento capillare tra le diverse componenti della rete sanitaria, socio-assistenziale, psicologica e farmaceutica, un’ampia disponibilità di DPI, lo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie in grado di garantire una immediata presa in carico delle nuove persone colpite dal virus». Medici, infermieri, tecnici e farmacisti chiedono inoltre «una costante sorveglianza attiva con i tamponi e il ricorso ai test sierologici, a partire dalle persone più esposte, anche se asintomatiche. Anche nella fase di rientro alla “nuova normalità”, tale programma di screening per identificare e tracciare la diffusione del virus venga proseguito e intensificato».
Infine, «l’apertura di un confronto per avviare un processo prima di tutto culturale, che preveda la valorizzazione delle persone fragili e anziane. L’altissimo prezzo in termine di vite umane pagato nelle Rsa della nostra provincia impone una revisione dell’organizzazione e delle competenze nelle stesse in coerenza con i loro bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi».
Tra le richieste, anche quella di regolamentare i test sierologici, «con un intervento delle Istituzioni, per impedire l’uso incontrollato e perlopiù commerciale di questi test, con un progetto articolato che veda la nostra Azienda sanitaria come capofila». V.L.
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