«Un comitato per fermare la puzza del Navicello»

Irzio Vanzo chiama a raccolta i 2019 cittadini che firmarono la petizione e propone di autotassarsi per far valere in tribunale il diritto di respirare


di Luca Marsilli


ROVERETO. Sul petto ha la medaglia di avere provocato, con un esposto in magistratura, l’unica condanna (non ancora definitiva: è in corso l’appello) patita fino ad oggi da Pasina. Ma Irzio Vanzo era stato anche il promotore della raccolta di firme contro la puzza dal Navicello (non solo Pasina, ma anche depuratore ed essicatore) che aveva tentato la via della pressione popolare per chiedere che si arrivasse ad una soluzione amministrativa del problema. Aveva raccolto 2019 firme, non una ventina. Ma se quella massa aveva dato alla magistratura la dimensione di quanto profondo e diffuso fosse il malessere della parte sottovento della città, non aveva sortito effetti concreti. La puzza c’è ancora, il fastidio collettivo anche.

A questo punto, Vanzo rilancia e chiama a raccolta proprio le persone che allora si erano esposte con nome e cognome nel dire basta ad uno stato di fatto che pare incompatibile con la decantata qualità della vita del Trentino e della Vallagarina. Invita tutti quelli che sono stufi di sopportare in silenzio, di turrasi il naso o chiudere le finestre per non avere l’odore di marcio appiccicato addosso, a mettersi in contatto con lui. L’idea è costituire un comitato che, partendo da una modesta autotassazione di tutti i partecipanti, riporti la questione in Tribunale. Denunciando gli odori molesti - innegabili e che ora diventeranno feroci con il caldo - provenienti dal Navicello e chiedendo che i responsabili siano perseguiti ai sensi dell’articolo 674 del codice penale: Getto pericoloso di cose.

Come il Trentino ha scritto qualche giorno fa, la Cassazione ritiene questa norma applicabile proprio ai casi in cui non esiste una normativa specifica che pone limiti oggettivi agli odori che possono essere provocati da qualsiasi attività o ad una specifica azienda. Senza norme specifiche, si applica alle “molestie olfattive” quel reato.

L’obiettivo è quindi costringere tutti coloro che collaborano a rendere irrespirabile l’aria di Sacco, Lizzanella e della parte sud della città a rivedere i propri processi produttivi in modo da far cessare le molestie. Una raffica di condanne, sia pure a pene non particolarmente elevate, potrebbe valere a questo punto più di qualsiasi sollecitazione “politica”. Che peraltro, dalla Provincia non è ancora arrivata.

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