Un capriolo albino a Piné fa rivivere la leggenda

È nato lo scorso maggio nella riserva di Piné, la sua presenza è una rarità Rischia l’isolamento dal branco. I cacciatori: «chi gli spara morirà entro l’anno»


di Daniele Erler ; di Daniele Erler


A vederlo è un vero spettacolo della natura, completamente bianco. Lo scorso maggio, nella zona di Piné, è nato un capriolo albino. Una rarità, come spiega Carlo Pezzato, presidente dell’Associazione cacciatori trentini. «In letteratura ci sono altri casi noti, ma in Trentino erano diversi anni che non avevamo segnalazioni di albinismo nei caprioli». Per la riserva di Piné è il primo caso assoluto. «In generale sono rarissimi i casi come questo, in cui l’albinismo è completo», aggiunge Pezzato. Le ultime segnalazioni si perdono nella memoria, e sono di diversi anni fa.

La piccola bambi (è una femmina), dal pelo color della neve, è inconsapevole di essere diventata, in zona, una sorta d’attrazione. Vive con la madre e con la sorellina: loro hanno il pelo del colore tradizionale, d’un rosso vivo. Il capriolo albino non sa neppure che il suo destino è probabilmente segnato. «Questi animali sono destinati alla morte», commenta Pezzato. «Sono deboli, con gli occhi rossi sensibili alla luce, e l’assenza di melanina li rende più vulnerabili al sole».

Per di più, come osserva anche Mauro Bertoldi - rettore della riserva di caccia di Miola - questi esemplari vengono generalmente esclusi dai loro simili. «Il fatto di essere bianchi li rende diversi, e anche gli altri caprioli se ne accorgono», dice Bertoldi. Non è ovviamente una questione di razzismo. «Quando avrà compiuto il primo anno di vita - commenta Bertoldi - verrà molto probabilmente bandito dal gruppo. Il suo pelo bianco lo rende troppo visibile, anche nei confronti di eventuali predatori. E quindi un potenziale pericolo per tutto il branco. Anche per questo sarà escluso nel momento della riproduzione».

Intanto però la notizia della presenza del capriolo albino si sta diffondendo, anche col passaparola sul web. In zona è diventato un piccolo caso.

Fabrizio Ioriatti da quasi quattro anni si dedica alla fotografia naturalistica: per lui non è una professione, ma un hobby. La presenza del capriolo, tinto di bianco, è stata l’occasione per mettersi alla prova. Finché è riuscito a fotografarlo. La foto, condivisa su Facebook, ha contributo - fra “mi piace” e condivisioni - ad accrescere ulteriormente la fama dell’animale. E le immagini stanno facendo il giro del web.

L’albinismo non è una malattia, ma una variante genetica. Eppure, come detto, nei caprioli può avere diverse contraddizioni. Il rischio più grande è che il capriolo, col tempo, non riesca a sopportare la luce del sole. Inoltre, come detto, il fatto di essere bianco lo rende pericolosamente visibile anche ai predatori. Compreso l’uomo.

C’è però anche una leggenda popolare che s’accompagna ai caprioli albini, e che pare abbia le sue radici nella mitologia gallese. Di certo - come confermano Pezzato e Bertoldi - è conosciuta e tramandata anche dai cacciatori trentini. Il capriolo albino rappresenterebbe il viaggio dell’anima verso la morte. Se un cacciatore lo uccidesse - dice la leggenda - subirebbe la stessa sorte entro l’anno.

Leggenda macabra, che continua ad essere tramandata dai cacciatori, di padre in figlio. Anche se, vista la rarità del caso, poi sono pochi i cacciatori che possono raccontare di averne incontrato un esemplare. Forse anche per questo - dice Pezzato - «è difficile pensare che i cacciatori gli spareranno contro».

Però potrebbero farlo. Perché quel pelo bianco - che lo rende tanto diverso, anche all’occhio dei suoi simili - non lo distingue di fronte alle leggi che regolamentano la caccia. Non c’è nessuna particolare tutela. Almeno in questo senso, se non si crede alle leggende, il bambi bianco è un capriolo come gli altri.

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