Un anno fa la frana di Campolongo

In «Fango» i ricordi dell'alluvione di un anno fa


Alessandro Maranesi


BASLEGA DI PINE'. Novantamila metri cubi di fango dal monte Costalto che invadono Campolongo di Baselga di Piné. Tutti in quella notte di ferragosto del 2010, quella che nessuno scorderà mai. Ottantasette persone, fra residenti e turisti, si svegliano, avvisati da un boato sordo che avrebbe cambiato le loro vite. E che l'avrebbe fatta perdere a un anziano signore, l'unica vittima di una tragedia che poteva essere ancora più grave, colpito da infarto dopo i soccorsi.

Per questo, a un anno di distanza il Comune di Baselga di Piné ha deciso di ricordare quella notte di ferragosto attraverso un libro, intitolato "Fango", curato da Franco de Battaglia, dal fotografo Daniele Lira e da Maddalena Di Tolla Deflorian, collaboratrice del Trentino e delegata all'urbanistica delle Alpi e alla biodiversità per Legambiente.

Ne emergono le immagini, liriche e drammatiche, dei protagonisti di quelle nottate: le vittime, ma anche i soccorritori, gli sguardi di chi ha perso tutto e di chi ha ridato una speranza, se non un sorriso, a Costalto.

Quel fiume grigio di fango ha infatti lasciato tracce indelebili nel cuore di quella piccola frazione, tracce di dolore, ma anche tracce di una solidarietà spontanea e organizzata che ha permesso in meno di due ore, nella notte più vacanziera dell'anno, di portare a 1.025 metri di altitudine l'imponente macchina organizzativa della protezione civile trentina.

E quel fiume ha lasciato dietro di sé anche tante storie, come quella di Lorena Daldoss, che ha rischiato di perdere la vita, la sua («Quattro volte in quella notte»), quella dei suoi familiari. Deve tutto a un pompiere che l'ha salvata e afferma: «C'è una ferita aperta». Non lasciando capire dove sia, se nel suo cuore o nella natura.

O la storia di Stefano Prada, trascinato via col suo escavatore di 230 quintali. Sentendo il suo racconto, c'è da chiedersi come abbia fatto a salvarsi.

Insomma, "Fango", che è stato presentato ieri presso il maneggio Giuliano Dallapiccola Farm in località Paludi di Campolongo, è più di una cronaca, è un modo per fissare nella memoria e meditare sul rapporto tra l'uomo e la natura, la vita e la morte di cui, neanche a ferragosto, ci si può liberare.













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