Un anno fa andò in fumo il rifugio Tonini 

Era il 28 dicembre 2016: complice un inverno mite ed un vento fortissimo, scoppiò un furioso incendio



TRENTO. Per ora rimangono solo le macerie, ma la gara di solidarietà per la ricostruzione del rifugio Tonini, è iniziata con il contributo delle amministrazioni di Bedollo, Baselga di Piné e il coinvolgimento dell’Aquila Basket e della Sat, che è la proprietaria. Erano le 11 e 20 del 28 dicembre 2016, un inverno avaro di neve e con una temperatura quasi primaverile, quando scoppiò l’incendio furioso, alimentato da un vento fortissimo, che distrusse il rifugio a 1.900 metri di quota. E a sera il rogo non era ancora spento, nonostante il grande lavoro dei vigili del fuoco di Trento, con due elicotteri che si sono alternati fino a quando è sceso il buio per portare acqua (pescata dal lago delle Piazze) e personale sul luogo, e una cinquantina di uomini dei corpi volontari dell'Altopiano di Piné e dei Comuni vicini in azione. Quel demone aveva trovato un alleato maligno nella natura, che sotto un sole splendente ha gettato i suoi dardi, sotto forma di raffiche di vento forti e costanti, a frustare il Lagorai. Questione di pochi minuti: il camino che diventa incandescente, forse perché surriscaldato, e in un battibaleno sprigiona fiamme che si estendono al tetto e poi all'intero edificio.

Realizzato nel 1972 dalla famiglia dell'ingegner Giovanni Tonini e donato poi dai familiari alla Sat, il rifugio era stato completamente ristrutturato pochi anni fa: nel settembre 2011 l'inaugurazione, con i canti del coro Costalta. Da 26 anni lo gestivano Narciso Casagranda, marito della titolare Hana Poncikova. Ciso e Hana, capaci sempre - con le figlie Silvia e Gloria - di far sentire l'ospite a casa propria. Ciso, consapevole del pericolo rappresentato dal bosco così secco, aveva nei giorni precedenti preso un grande foglio bianco e con il pennarello aveva realizzato un cartello in cui invitava i frequentatori della zona a non far scoppiare petardi o accendere fuochi di artificio. "Se no ve copo!" aveva aggiunto.

Purtroppo un presentimento che si è rivelato concreto. Dal rogo si è salvato solo lo "stallone" a monte, lambito poi da un altro incendio boschivo, dove aveva dormito una classe di studenti veneti, anche loro rimasti incolumi. È posto a est e l'aria spirava in senso opposto: è bastato questo dettaglio per risparmiarlo. Il rifugio invece è andato avanti a bruciare finché le fiamme non lo hanno consumato quasi completamente.













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