Tutti in fila per la messa in latino

In via Suffragio un piccolo fenomeno sociale, tra organi e canti gregoriani


Martina Bridi


TRENTO. Un piccolo fenomeno sociale in controtendenza con il processo di secolarizzazione si verifica ogni domenica sera alle 18 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio a Trento. Un folto gruppetto di fedeli entra, si fa il segno della croce con l'acqua santa e si siede in attesa che la messa inizi. Finalmente il parroco, accompagnato da due chierichetti, giunge ai piedi dell'altare: "In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti".

E' tutta in latino la funzione celebrata da don Rinaldo Bombardelli: le preghiere vengono recitate in latino, i canti vengono cantati in latino e anche i fedeli rispondono in latino, mentre i canti gregoriani e il suono dell'organo contribuiscono alla sacralità della liturgia. Omelia e letture del Vangelo restano in italiano, ma per il tutto il resto del tempo i presenti seguono la messa aiutati da un libretto che riporta passo per passo i diversi momenti della funzione descritti con un testo a fronte (latino a sinistra e italiano a destra).

Chi pensa che i fedeli attirati dalla messa in latino siano solo dei nostalgici ormai attempati sbaglia di grosso. La maggior parte dei presenti, infatti, è composta da adulti, giovani e famiglie con bambini anche molto piccoli. "In Italia si sta diffondendo la tendenza che si sta verificando negli Stati Uniti, dove la messa in latino si è affermata soprattutto tra i ragazzi e le famiglie" - conferma don Rinaldo, spiegando che la messa in latino viene chiamata messa tridentina in tutto il mondo, dall'Oceania all'Alaska.

E' da settembre dell'anno scorso che nella piccola chiesa situata in via del Suffragio - zona gloriosa del centro ma ormai sempre più abbandonata dai locali commerciali - la messa viene celebrata in latino per volontà del vescovo di Trento monsignor Luigi Bressan, che ha reso effettivo il Summorum Pontificum del 2007, la lettera apostolica di papa Benedetto XVI pubblicata in forma di motu proprio (decisione presa su iniziativa personale del papa) contenente le indicazione liturgiche per la celebrazione della cosiddetta messa tridentina, nella sua forma originale in latino. "Quando ho iniziato a celebrare la messa in latino pensavo che dopo due o tre domeniche non sarebbe più venuto nessuno - racconta don Rinaldo - ed invece si è scatenato un passaparola tale per cui le persone vengono appositamente qui anche da fuori città".

Unica forma di liturgia possibile fino al 1969, la messa tridentina prende il nome dal Concilio di Trento durante il quale si stabilì che la messa poteva essere celebrata solo in latino. Nel 1988 è stata quindi ristabilita prima da papa Giovanni Paolo II e poi riconfermata dal papa attuale accogliendo le numerose richieste dei fedeli. Dalla fine degli anni 60 fino alla fine degli 80, invece, il precetto prevedeva di celebrare nella lingua ufficiale di ciascun paese, per una migliore comprensione dei testi sacri. "Alla base c'è la volontà di recuperare la sacralità della messa e i fedeli scelgono di venire a questa celebrazione proprio perché apprezzano il ritorno alla tradizione" spiega don Rinaldo, che oltre alla domenica sera celebra la messa in latino anche a Natale e a Pasqua.













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