Tumore all’utero, lo screening funziona
trento. È un successo lo screening del tumore precoce al collo dell’utero, rilanciato nel 2017 con metodo innovativo (con il test molecolare per la ricerca del virus hpv) dall’Azienda sanitaria...
trento. È un successo lo screening del tumore precoce al collo dell’utero, rilanciato nel 2017 con metodo innovativo (con il test molecolare per la ricerca del virus hpv) dall’Azienda sanitaria provinciale. Lo hanno affermato ieri in conferenza stampa il direttore generale dell’Apss Paolo Bordon e l’assessora provinciale alla salute, Stefania Segnana. Il programma di diagnosi precoce utilizza il test per le donne tra i 31 e i 64 anni e il pap-test per quelle tra i 25 e i 30 anni. Lo screening intercetta i casi dove sia presente il virus hpv, prevenendo l’insorgere del tumore e permettendo di ridurre l’impatto della eventuale chirurgia conseguente. Sono meno di venti all’anno oggi i casi riscontrati su pazienti trentine di tumore al collo dell’utero (su circa 200 tumori ginecologici), e questo si deve proprio alla maggiore prevenzione. La risposta delle donne è salita nel 2018 al 62% del totale delle donne invitate con lettera personalizzata. Minore è la risposta delle donne immigrate e delle fasce deboli della popolazione. Su questo si dovrà lavorare, è stato detto ieri. «Il mio invito a tutte le donne trentine – ha detto Bordon - è a non trascurare la chiamata allo screening perché più prevenzione significa più anni di vita in salute.»
Nei prossimi dodici mesi saranno 47 mila le donne invitate a un controllo in data precisa. La cosiddetta chiamata attiva funziona meglio, come dimostrano altri casi studio.«Le donne devono fare questa prevenzione, per rispetto della propria salute, della famiglia e della collettività, della quale sono elemento importantissimo– ha dichiarato l’assessora Segnana - L’adesione allo screening è favorita dalla capillare distribuzione dei punti dove è possibile effettuare l’esame nelle diverse valli». «Il nuovo modello organizzativo si è dimostrato valido ed efficace, ha già portato a un significativo aumento dell’adesione nelle fasce di età coinvolte» ha affermato Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione. Saverio Tateo, direttore dell’Area materno infantile, ha chiarito la differenza fra programma di screening e controllo clinico annuale, soprattutto per le donne in cui il test identifica una lesione sospetta. «In questi due anni – ha affermato- abbiamo revisionato il percorso di cura della donna con esito positivo o dubbio dello screening, elaborando un percorso di presa in carico che la segua anche nella fase di follow-up dopo il trattamento». Anche le colposcopie sono contestualmente aumentate (600 nel 2018, erano 131 nel 2016).