rovereto

Truffa ai danni della piscina comunale

Prima ruba l’identità ad un dipendente Cavit, poi chiede soldi per le colonie estive per le famiglie bisognose: tutto falso


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Ruba l’identità ad un’altra persona, poi prepara al computer una falsa lettera con il logo della società che gestisce l’impianto natatorio e quindi va a chiedere soldi. Piccole somme, nell’ordine dei 20-30 euro, destinate a finanziare le colonie estive per i bambini di famiglie in difficoltà. Tutto falso. La Leno Nuoto 2001 e il 2001 Team non hanno nulla a che fare con questo truffatore che sembra aver già fatto parecchie vittime. Una truffa che è stata scoperta grazie ad una telefonata al direttore della piscina Massimo Eccel e che ora rischia di far passare grossi guai all’ideatore (pare già individuato) del raggiro.

La truffa è stata pensata da una persona che si fa passare per un dipendente della Cavit. Gli ha rubato l’identità visto che si firma con nome e cognome di un vero dipendente Cavit ovviamente all’oscuro del raggiro. Con la falsa identità il truffatore ha poi compilato una ovviamente falsa lettera di presentazione per la sua personale raccolta di fondi. Per rendere la lettera ancora più credibile il truffatore ha utilizzato i loghi, probabilmente recuperati in internet o da qualche carta intestata, della società Leno 2001. Una lettera con la quale, in sostanza, si presentava solitamente in negozi e uffici di aziende per chiedere una somma di denaro: poche decine di euro, nell’ordine dei 20-30 euro, finalizzati a sostenere la partecipazione dei bambini di famiglie in difficoltà economiche alle colonie estive. Ma non finiva qui: per rendere più credibile la sua truffa rilasciava regolare (si fa per dire) ricevuta e per garantire un ritorno d’immagine a chi dava del denaro il truffatore aveva garantito la presenza del logo dell’azienda o del negozio su una pagina speciale che la Leno 2001 avrebbe pubblicato in segno di ringraziamento sui giornali locali. Ed è stato quando una commerciante ha telefonato a Massimo Eccel per sapere a quale indirizzo di posta elettronica inviare il logo che si è scoperto il raggiro. «Assolutamente noi non chiediamo soldi in questo modo e non mandiamo in giro nessuno a nostro nome. E le famiglie che hanno bisogno di un sostegno si rivolgono alla Provincia per i buoni di servizio. L’appello che rivolgo attraverso il Trentino - afferma il direttore Eccel - è quello di non dare soldi a chi si spaccia per dipendente nostro e di avvisare immediatamente le forze dell’ordine».

Quanti ci sono cascati nel raggiro? Difficile dirlo. Chi ha dato dei soldi probabilmente non lo ammetterà per non farsi passare per credulone, ma la presenza del tizio che si aggira per la città è stata segnalata da più di un commerciante o da qualche titolare d’impresa. E come sempre, come dicono le forze dell’ordine, «diffidate gente, diffidate...»

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