Trepertre, assolta Anita Binelli 

Tribunale. La legale rappresentante del comitato che ha organizzato eventi per anni a Campiglio era finita a processo accusata di indebita percezioni di erogazioni. La cifra contestata era di 28 mila euro. «Finalmente ritrovo la serenità»



TRENTO. Soddisfatta e commossa. «Finalmente posso ritrovare la serenità e con me la mia famiglia». Ieri il giudice De Donato ha assolto Anita Binelli dall’accusa di indebita percezione di erogazioni, un’accusa legata al suo ruolo di legale rappresentante del Comitato “uno-cinque-cinquezero” di Madonna di Campiglio. Assolta con la formula più ampia. Assolta «perché il fatto non sussiste». E ora? Ora si aspetteranno le motivazioni della sentenza spiega l’avvocato della donna, Nicola Stolfi, per le quali il giudice si è preso novanta giorni. Ma quello di ieri è stato il giorno in cui Binelli ha tirato un sospiro di sollievo e ha ritrovato il sorriso e la serenità. Davanti alle accuse che le sono state mosse dalla procura, si era sempre difesa con decisione. Nulla di irregolare era stato fatto nella gestione dei contributi - aveva sempre spiegato il suo legale - e la ricostruzione che è stata offerta dalla difesa è stata evidentemente accolta dal giudice che ieri, poco prima delle 17 ha emesso la sentenza di assoluzione.

La procura penale contestava ad Anita Binelli 28 mila euro di spese non giustificate in maniera adeguata. E quindi 28 mila euro di contributi che sarebbero stati percepiti in maniera irregolare. Procura che nell’ottobre 2017 aveva emesso un decreto penale di condanna, al quale la donna aveva presentato opposizione preferendo arrivare al dibattimento per motivare la sua innocenza. I soldi al centro della contestazione fanno parte di quelli spesi dal Comitato per organizzare tre edizioni della manifestazione «Campiglio trepertre, idee d’alta quota» nel 2012, 2013 e 2014. In totale di parla di poco più di 176 mila euro arrivati dalla Provincia a cui vanno aggiunti quelli erogati dal Comune di Pinzolo, dall’Apt e e da un’associazione. Denaro usato per organizzare gli eventi fatti di convegni, incontri e studi.

Archiviato il penale (a meno che la procura non voglia portare la vicenda in appello), c’è ancora pendente a carico di Anita Binelli la contestazione da parte della procura della Corte dei Conti. Che chiede che il legale rappresentante de comitato sia condannata a risarcire agli enti pubblici interessati dalla vicenda 60.484 mila euro. Le contestazioni riguardano gli stessi fatti e quindi l’organizzazione degli eventi del 2012, 2013 e 2014. Secondo la Procura di piazza Vittoria, l’analisi della Finanza «ha posto in evidenza gravi irregolarità e incongruenze che, di fatto, determinano la falsità del rendiconto fornito dal Comitato 1550». In sostanza, la Finanza a fronte di spese rendicontate per 51.121 euro ne avrebbe riscontrate per appena 32.015 euro. In particolare, secondo la Finanza e la Procura tre fatture della società Italia Futuro sarebbero state relative all’edizione precedente, quella del 2012. Contestate anche una serie di cene a Arco, Bolbeno, Caderzone e a Roma.

Ma anche su questo fronte, Anita Binelli è già pronta a difendersi, dichiarando a gran voce la sua innocenza. Dalla sua, per l’udienza davanti ai giudici contabili che è calendarizzata per il 2020, Anita Binelli potrà portare anche la sentenza di assoluzione decretata dalla magistratura penale. Certo si tratta di percorsi diversi, ma la decisione del giudice di ieri ha tolto un pensiero e un problema dalla testa della donna.













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