Trento: va sciare con l'auto blu destinata al premier, condannato
Veneto pizzicato a Pampeago con l'Audi destinata a Berlusconi: condannato
TRENTO. Aveva deciso di andare a sciare con la moglie a Pampeago. Niente di male se non fosse che, quel 10 marzo del 2009, il quarantottenne veneto processato ieri in tribunale a Trento aveva scelto di salire fino a Pampeago con l'auto dell'azienda. Non un'auto qualunque, però, ma una Audi tanto potente quanto vistosa che l'importante concessionaria per cui l'uomo lavora mette a disposizione insieme ad altre (con vari tipi di blindatura) in comodato gratuito niente meno che alla Presidenza del Consiglio. Si trattava di un'«auto blu», insomma, con tanto di paletta dei carabinieri e lampeggiante blu appoggiato sul sedile pronto per l'uso. E sono stati proprio questi particolari a mettere nei guai l'uomo, il quale, non certo preoccupato di passare inosservato, aveva parcheggiato l'auto usata anche dal presidente Berlusconi nell'area vicinissima agli impianti e riservata ai mezzi di soccorso, forze dell'ordine e veicoli della società che gestisce gli impianti stessi. L'aveva lasciata nello spazio destinato alle ambulanze, attirando così l'attenzione degli addetti delle funivie. Tanto da chiedere agli agenti della Polizia in servizio sulle piste quale importante personalità fosse salita a Pampeago per sciare. I poliziotti, incuriositi e all'oscuro di eventuali presenze vip, hanno voluto vederci chiaro: visionata la macchina e fatti gli opportuni controlli, hanno rintracciato il veneto che, in un primo momento, ha mostrato loro una patente con il simbolo della Polizia Stradale. Pochi istanti sono bastati per appurare che il veneto non era un agente, ma ieri, assistito dagli avvocati trentini Luca e Giorgio Pontalti, il quarantottenne ha dimostrato d'aver commesso sì una leggerezza, ma di avere le carte in regola per trovarsi al volante di un'auto simile. Egli, infatti, nella ditta per cui lavora, è responsabile delle auto blindate destinate al presidente del consiglio, ma anche a ministri, procure e altre personalità. Quel 10 marzo, era salito dal Veneto a Pampeago perché poi, smessi gli sci, avrebbe portato la potente vettura direttamente a Roma per metterla a disposizione del Ministero. Questo avveniva con quel modello e con altri con tanta frequenza che, per comodità, gli uomini di scorta lasciavano palette e lampeggianti sulle auto. Chiariti gli aspetti più inquietanti della vicenda, l'uomo è stato comunque condannato dal giudice Enrico Borrelli - a sostenere l'accusa c'era il procuratore Giuseppe De Benedetto - per possesso di distintivi contraffatti e falso in atto pubblico a sei mesi di reclusione, convertiti in 6840 euro. Il veneto ha anche versato 500 euro ad una fondazione per le vittime del terrorismo.
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