Trento, un quartiere si ribella: "Basta con gli accattoni"
La circoscrizione di San Giuseppe - Santa Chiara approva un documento proposto dalla Lega chiedendo al Comune di "adottare efficaci misure atte a contrastare il fenomeno"
TRENTO. Fermare l’accattonaggio molesto e il racket della questua. Dopo il dibattito avviato nelle scorse settimane dal Trentino, si muovono le circoscrizioni. Sollecitato dalla Lega, il consiglio di San Giuseppe - Santa Chiara va in pressing su Palazzo Thun approvando all’unanimità un documento in cui si chiede alla giunta di «adottare efficaci misure atte a contrastare il fenomeno».
E’ passata una versione ammorbidita della proposta di mozione redatta dal consigliere del Carroccio Paolo Serafini, che invocava un’ordinanza di divieto di accattonaggio in centro storico davanti a chiese, cimitero, ospedali e supermercati, con relativa sanzione per i trasgressori. Sono però rimaste intatte le premesse del documento, dove viene denunciata l’entità del fenomeno e il suo impatto sulla cittadinanza. Si parla dell’accattonaggio come di una «realtà pesante» anche a Trento, a causa dell’«insistenza e petulanza» di molti individui che chiedono denaro «spesso in forma molesta» e a causa della «pesante speculazione da parte di soggetti forti che opprimono i più deboli impiegati nell’attività di questuante», in particolare minori, donne, anziani e disabili.
«Siamo tutti d’accordo sul fatto che il fenomeno esiste e che probabilmente dietro c’è un racket di sfruttamento di donne e bambini», spiega la presidente Maria Rosa Maistri. «Sui metodi di contrastarlo è necessario però che decida l’amministrazione».
Il dibattito in aula ha svelato circostanze e modalità del fenomeno. «Qualcuno ha osservato che lo stesso bambino si vede mendicare prima in un luogo e poi in un altro: sicuramente c’è un’organizzazione dietro. Si mettono in San Pio X davanti all’Orvea, all’ingresso del cimitero, davanti al Sait di via Grazioli. Uomini con le stampelle, ma anche donne, che vedo spesso davanti al Sosi di via Grazioli, e bambini. Vengono da Verona e Brescia, dove sono state emesse ordinanze».
Paolo Serafini, il promotore del documento, spiega che «la proposta verrà presentata in tutte le circoscrizioni».