Trento. Truffa milionaria all'Azienda sanitaria: tre arresti
Una dipendente dell'azienda, Maria Angelica Cappelletti, è stata arrestata con il marito e il fratello nell'ambito di una inchiesta su falsi acquisti di protesi per un valore di 2,3 milioni di euro: avrebbe utilizzato i rimborsi per fare viaggi e finanziare le attività imprenditoriali dei familiari
TRENTO. Dopo aver ottenuto in 4 anni rimborsi per oltre 2,3 milioni di euro per acquisti inesistenti di protesi e medicinali destinati a malati cronici, utilizzava queste somme per fare viaggi e spese voluttuarie e per finanziare le attività imprenditoriali dei familiari. Con questa accusa la Guardia di Finanza ha arrestato una funzionaria dell'Azienda sanitaria di Trento, il marito e il fratello della donna, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip di Trento Francesco Forlenza, il quale ha inoltre posto sotto sequestro denaro e immobili per circa 700 mila euro. Nell'inchiesta, coordinata dal Procuratore capo Giuseppe De Benedetto, risultano indagati anche il padre e un altro fratello della donna.
In carcere è finita Maria Angelica Cappelletti, di Terlago, da vent'anni dipendente dell'Azienda sanitaria di Trento e delegata alla gestione dei rimborsi. Arresti domiciliari invece per il marito Mauro Biasiolli e il fratello Eugenio Cappelletti, anch'essi residenti a Terlago e titolari di due aziende edili. Per tutti l'accusa è di truffa aggravata.
Le indagini sono iniziate un mese fa dopo la denuncia da parte del direttore dell'Azienda sanitaria, Luciano Flor, che si era accorto del numero elevato di pratiche riscosse dalla stessa persona, 1.600 in quattro anni. Dai successivi accertamenti - hanno detto gli inquirenti in conferenza stampa - è risultato che i nominativi dei destinatari di attrezzature mediche e medicinali per cui erano stai richiesti i rimborsi non erano coincidenti con i dati dei bonifici bancari. In pratica la funzionaria infedele avrebbe avviato pratiche fittizie e virtuali fino ad autorizzare, a nome di ignari pazienti, la liquidazione e il conseguente accredito di ingenti rimborsi sui conti correnti intestati al marito, al padre e al fratello. Per non destare sospetti - hanno aggiunto gli inquirenti - la funzionaria utilizzava nomi di pazienti già censiti come aventi
diritto ai rimborsi e casuali coerenti con le patologie da questi sofferte.
Alla fine dell'operazione - denominata "Mau Mau" dal soprannome con cui a Terlago è conosciuta la famiglia Cappelletti - la Procura di Trento ha disposto, oltre agli arresti, il sequestro di un appartamento, acquistato dalla donna per la figlia, due capannoni industriali, cinque terreni, di cui 3 edificabili, e i saldi di nove conti correnti riconducibili ai cinque indagati, alle rispettive aziende e ai familiari.