IL PROCESSO

Trento, ricatta le amichettecon un video hard: indagato adolescente

Il ragazzo, oggi diciottenne, aveva girato un filmino con il telefono e poi minacciato di divulgarlo


Luca Petermaier


TRENTO. Rischia grosso, grossissimo un ragazzino neodiciottenne di Trento. La procura dei minori (che ne aveva persino chiesto l’arresto, negato dal gip) lo accusa di aver scattato foto e girato un video a carattere pornografico ritraendo alcune amichette, tutte minorenni come lui. Ieri in tribunale si è svolta la prima udienza del procedimento che lo vede sotto inchiesta.
 Oggi il giovane indagato è diventato maggiorenne, ma i fatti che gli vengono contestati dalla procura risalgono a quando il ragazzo era poco più che sedicenne.
 La vicenda risale al 2008 e si svolge tra Trento e la Valsugana. Le contestazioni riguardano un video e alcune fotografie di carattere pedo pornografico ritrovate nel telefonino del ragazzo. Lui - residente a Trento e operaio - è accusato di aver girato il video che ritrae una sua giovane amichetta (sua coetanea all’epoca dei fatti e dunque sedicenne) mentre si esibisce nuda davanti alla camera del cellulare. Stando ai riscontri degli investigatori, il video sarebbe un unico pezzo, formato da tre mini-video, tutti dello stesso tenore: la ragazzina che si mostra senza veli all’amico.
 L’altra contestazione riguarda alcune fotografe, anch’esse di contenuto pedofilo. Le immagini ritraggono altre amiche del giovane operaio (anche loro di un’età compresa tra i quindici e i sedici anni) che mostrano alla camera chi il seno chi le parti intime, chi il fondoschiena.
 Una denuncia alla procura dei minori ha fatto scattare le indagini, che vedono coinvolto il neomaggiorenne anche per l’accusa di violenza privata. In pratica avrebbe convinto (o meglio, costretto) una delle amichette a subire gli scatti fotografici sotto la minaccia di rivelare alla madre l’esistenza di precedenti immagini che ritraevano la stessa adolescente.
 Vista la gravità del quadro accusatorio, la procura presso il tribunale dei minori aveva anche presentato al gip una richiesta di custodia cautelare in carcere, ipotizzando il rischio di reiterazione del reato. Quella dell’arresto è un’ipotesi molto remota quando si parla di minori per i quali gli inquirenti tendono ad usare un metro di giudizio meno rigido rispetto agli adulti. Il fatto che la procura avesse chiesto il carcere per il ragazzino dà il senso della gravità delle accuse. La richiesta di custodia cautelare (che porta la firma del sostituto procuratore Crepaz), tuttavia, è stata bocciata dal giudice Luciano Spina, che ha ritenuto insussistenti i presupposti.
 Il ragazzino, dunque, è rimasto in libertà, ma ad accusarlo ci sono le foto e i video trovati sul suo telefonino dai carabinieri che l’hanno posto sotto sequestro.
 Ieri mattina presso il tribunale dei minori si è svolta la prima udienza del procedimento. Accusa e difesa hanno deciso di darsi un termine di qualche settimana per studiare la possibilità di affidare ai servizi sociali il giovane indagato al fine di realizzare una eventuale messa in prova.













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