Trento. Nozze gay, Andreatta conferma il no
Due coppie a palazzo Geremia: «Alzi la testa, le chiediamo un gesto simbolico». Ma lui: «Sono il sindaco di tutta la città»
TRENTO. "Caro sindaco, da lei non mi aspetto diritti. Mi aspetto che alzi la testa e dica alla sua comunità: io la penso così". Riccardo (nome di fantasia) lo ha detto al sindaco Andeatta durante l'incontro con due coppie omosessuali a Palazzo Geremia. Quattro uomini sono entrati nello studio del sindaco: i primi due si sono sposati nel 2008, in Canada, e hanno dei figli; l’altra coppia si sposerà l’anno prossimo, in Portogallo. Due Paesi che riconoscono i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Due coppie che vorrebbero che il Comune di Trento, dove risiedono, trascrivesse il loro atto di matrimonio celebrato all’estero.
A palazzo Geremia il confronto è durato un’ora e 10 ma Andreatta è rimasto fermo sulla sua posizione. Alle due coppie - accompagnate dal presidente di Arcigay Paolo Zanella e da Donatello Baldo - ha ripetuto quello che aveva detto la scorsa settimana in una lunga nota diramata dall’ufficio stampa: «No, non trascriverò i vostri matrimoni per due motivi. Perché sono atti che non hanno efficacia, ovvero non si traducono in un riconoscimento di diritti. E perché sarebbe un atto illegale che si pone contro la legge».
Non è bastata evidentemente neanche la spinta del suo partito, quella mozione del Pd cittadino che lo ha invitato a registrare i matrimoni omosessuali «perché è giusto riconoscere i diritti di tutti». Dall’incontro con il primo cittadino le due coppie omosessuali si aspettavano un segnale che non è arrivato. E ne sono uscite deluse e arrabbiate.
«Noi ci siamo sposati in Canada, un paese occidentale civile. Abbiamo un certificato che attesta la validità del nostro matrimonio», ha raccontato Riccardo ad Andreatta. «Le chiedo di chiamarci “famiglia”, e non “coppia con figli”. Da lei sindaco non mi aspetto diritti, so benissimo che quelli possono arrivare solo con una legge del parlamento. Ma mi aspetto che lei alzi la testa e dica alla sua comunità come la pensa. Non mi basta che dica a noi di essere a favore di una legge che riconosce le unioni civili. Una convinzione si dimostra con i gesti, non a parole. Come hanno fatto i sindaci di Roma, Milano, Udine, Rovereto».
«Il suo gesto a livello pratico per noi non cambierà nulla», ha aggiunto Davide. «Ma sarebbe un gesto europeo e Trento ha bisogno, anche sui diritti civili, di essere una città europea. Se altri sindaci suoi colleghi non avessero deciso di registrare i matrimoni all’estero, di questo tema non si sarebbe neanche parlato».
I gay invocano coraggio. Ma il sindaco non è pronto allo strappo. E ribadisce: «Un atto di coraggio? Senza efficacia quell’atto è una presa in giro. E poi non si tratta di esprimere il pensiero personale di Alessandro Andreatta, ma il mio pensiero di sindaco. E io sono il sindaco di tutta la città, interpreto la mia comunità. Sento che c’è la disponibilità a ragionare nella direzione di riconoscere le unioni anche omosessuali, come hanno fatto Paesi come la Germania, riconoscendo i diritti all’assistenza reciproca, all’alloggio pubblico, alla reversibilità della pensione. Io sono a favore di una legge così, sono pronto a scrivere al governo e al presidente dell’Anci Fassino». «Non ho paura del confronto - si difende - si apra un dibattito pubblico perché dalla conoscenza può nascere un cambiamento culturale». Ma quel passo - pur simbolico - in più, la trascrizione di un matrimonio celebrato altrove, questo Andreatta non è disposto a farlo. «È triste un sindaco incapace di gesti coraggiosi», commenta Davide uscendo da palazzo Geremia, «avrebbe sanato delle ferite aperte, la vicenda dell’insegnante lesbica allontanata dal Sacro Cuore, la legge antiomofobia stoppata in consiglio provinciale». «Aveva l’occasione di ridare dignità alle famiglie omosessuali», dice Paolo Zanella, «ma non lo ha fatto». «Andreatta sostiene che qualche sindaco ha registrato le nozze omosessuali per farsi pubblicità. A noi viene il dubbio che lui non lo faccia perché l’anno prossimo a Trento si vota».
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