Trento, niente visita a domicilioDottoressa condannata
Medico di guardia di Transacqua si rifiutò di andare da un paziente che aveva la polmonite
TRENTO. Il paziente stava sempre peggio, la febbre continuava a salire, ma il medico di guardia, ripetutamente contattato dalla moglie del poveretto, s’era ogni volta rifiutato di effettuare una visita a domicilio, non ritenendola necessaria. E’ finita con l’uomo ricoverato d’urgenza per una polmonite con versamento pleurico e che - una volta dimesso - ha denunciato il medico, la dottoressa Ines Tomas di Transacqua. Che ieri è stata condannata.
Una condanna pesantissima per la professionista, chiamata a rispondere dei reati di rifiuto d’atti d’ufficio e lesioni personali colpose e a cui sono stati comminati 8 mesi di reclusione - pena sospesa e non menzione - oltre all’interdizione dalla professione per lo stesso periodo. La dottoressa, inoltre, dovrà pagare subito mille euro di provvisionale nell’attesa che il risarcimento alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Luca Pontalti, venga quantificato in separata sede. I fatti risalgono al settembre del 2007 e avvengono nel Primiero. Protagonista un uomo, all’epoca trentasettenne, che decide di rivolgersi telefonicamente alla guardia medica con sede a Tonadico per chiedere aiuto: la sindrome parainfluenzale diagnosticatagli pochi giorni prima dal suo medico curante, che gli aveva prescritto Tachipirina e Oki, s’è piano piano aggravata e ora il paziente ha la febbre a 40. Preoccupata, sua moglie prende il telefono e chiama la guardia medica: lo fa una prima volta sabato 8 e poi, il giorno successivo, telefona per ben quattro volte (una al mattino e tre in serata) alla dottoressa Tomas. Racconta d’aver ripetutamente chiesto una visita a domicilio, ricevendo sempre risposta negativa. La Tomas dice di non essere disponibile, invita i coniugi a recarsi presso la Asl e aggiunge «cosa vuole che sia un po’ di febbre, non si deve preoccupare». Ma la situazione peggiora e oltre alla febbre, l’uomo inizia ad accusare anche dolori al costato e una forte tosse. La notte è durissima. Arriva finalmente il lunedì è il trentasettenne si rivolge al medico curante che gli diagnostica un focolaio di broncopolmonite e gli prescrive il ricovero ospedaliero. Ricovero che, dopo le prime visite a Feltre, viene compiuto d’urgenza: l’uomo ha una polmonite con versamento pleurico. In ospedale ci rimane per ben 23 giorni e quando esce di reca dai carabinieri di Transacqua e querela la dottoressa. La documentazione arriva sul tavolo del sostituto procuratore Alessandra Liverani che il 7 novembre del 2008 firma la richiesta di rinvio a giudizio per Ines Tomas. Il 29 gennaio del 2009 è fissata l’udienza preliminare davanti al Gup Pascucci e tre mesi dopo, il 30 aprile, si apre il dibattimento davanti al collegio dei giudici presieduto da Francesco Forlenza, a latere Giuseppe Serao ed Enrico Borrelli. Seguono numerose udienze con le escussioni dei testimoni, l’affidamento di consulenze d’ufficio e di parte, fino a ieri con l’escussione dell’ultimo teste, la discussione e la sentenza. All’oscuro della vicenda l’ordine dei medici del Trentino a cui la dottoressa Tomas non risulta iscritta. «Quando la Procura indaga uno dei nostri iscritti - spiega il presidente Giuseppe Zumiani - veniamo informati d’ufficio. Nessun commento alla vicenda, quindi».