Trento: negozi e crisi, quelli che aprono in controtendenza

A crederci sono soprattutto i giovani. Puntando su stile e creatività


Luca Marognoli


TRENTO. Qualcosa si muove. Nonostante gli affitti alle stelle, la concorrenza dei centri commerciali, la carenza di parcheggi adiacenti al Giro al Sass, nonostante la crisi (anzi alla faccia della crisi), la Trento commerciale scommette su se stessa. O almeno ci prova. La parola d'ordine è una sola: crederci. Quindi investire per ristrutturare vecchi locali o aprirne di nuovi che abbiano una propria personalità, che siano piacevoli da frequentare anche per chi non compra subito (ma può farlo domani) e offrano un'immagine diversa da quella dei soliti franchising omologati. Facile a dirsi, obietterà qualcuno. Eppure c'è chi questa scommessa l'ha accettata: sono in pochi e, soprattutto, sono giovani.
Partiamo da chi già sul mercato c'era e "si allarga". Venerdì è il giorno del vernissage di Sportler Alpin, in piazza Italia. Gli Oberrauch sono abituati a fare le cose per bene e annunciano, a partire dalle 18, la benedizione dell'arcivescovo Bressan, il saluto del sindaco Andreatta, il rinfresco con le castagne, il concerto di un coro e, colpo di scena, lo scoprimento delle statue in legno dedicate a Cesare Maestri e a Sergio Martini (alla presenza dei due alpinisti) realizzate da scultori gardenesi. Sulla piazza comparirà pure un mammuth gigante (gonfiabile), simbolo di un'omonima marca di capi tecnici. Insomma, effetti speciali: dentro e fuori. Al piano terra spicca un "boschetto" di betulle (vere), il piano superiore è arredato in stile stube, mentre in quello interrato le pareti riproducono il Brenta, grazie a un pannello fotografico a 360 gradi. E chi vorrà provare gli imbraghi potrà farlo sospeso da un argano.
Si è allargato, con successo, anche Patagonia, aperto da pochi mesi in via Belenzani dai De Lorenzi assieme a Michele Antonelli. Tra foto del Cerro Torre e dell'Australia, l'ambientazione è intima ed accogliente grazie anche all'impiego di legno non trattato con vernici, ai colori pastello e ai materiali riciclati. C'è anche una trave di larice coperta di cuscini e usata come divano, mentre nell'interrato ci si trova in un salottino relax con poltrone in pelle invecchiata, un vecchio frigo Bosch e un tappeto di pelle di vacca pezzata. «La concorrenza di Sportler? Ci ho lavorato 17 anni - dice Antonelli - e sono convinto che porterà più gente in centro e farà bene a tutti».
C'è poi chi rinasce sulle sue ceneri, come Molon, in largo Carducci, che prima vendeva abiti e ora scarpe sia classiche che trendy. Di fronte, nei vòlti occupati un tempo dal negozio "Ex", ecco invece una new-entry di giovanissimi. Eleonora Cortelletti, 21 anni, e il fidanzato Oscar Foschi, 26, hanno aperto sabato Maison 19.10, una sorta di outlet di grandi firme, da Cavalli ad Armani, esposte tra grammofoni dorati e divani barocchi. «Siamo giovani e abbiamo pensato di lanciarci», dice Eleonora. «Io ero geometra, ma avevo bisogno di contatto con la gente e entrambi siamo appassionati di moda». Si è gettato nella mischia anche Alessandro Cavagna, che con un socio ha inaugurato da un mese Mica Male, negozio di abbigliamento e calzature in fondo a via Roggia Grande. «Un abbigliamento di ricerca tutto rigorosamente made in Italy. Spesso abbiamo pezzi unici», dice indicando un visone esposto in una gabbia per canarini. Ma gli ambientalisti non si spaventino: «E' morto d'infarto», sorride. Novità anche in via Oriola, con l'arrivo di Falconeri filati, specializzato in maglieria e cachemire per un target giovane e sofisticato. Ma uno degli investimenti più importanti l'hanno fatto i fratelli Roman e Diego Luca che hanno portato il loro Scout dallo Shop center Valsugana anche a Trento. La palazzina che fu di Schönhuber è stata trasformata in un variopinto store di felpe, t-shirt e gadget per teenager. L'architetto bolognese Paolo Fiorentini si è scatenato, creando un ambiente ispirato ai figli dei fiori con grande impiego di materiali di recupero e qualche chicca, come l'orologio staccato da un campanile parigino e gli spogliatoi a casetta ispirati alle cabine dei bagni francesi. «Siamo di Pieve Tesino - dicono - e abbiamo fatto il mercato fino al 2006. Oggi abbiamo quattro negozi e il caffè Venezia». Nonostante la crisi.

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