Trento, le fontane restano aperte con flusso ridotto. Il sindaco: «Ma non sprechiamo l'acqua»
In città perdite idriche al 10% (la media nazionale è il 35%) grazie alla manutenzione costante dell’acquedotto
TRENTO. La situazione a Trento è attualmente sotto controllo e non si registrano criticità per carenza di acqua nell'acquedotto cittadino. Le fontane rimarranno aperte, con una diminuzione del flusso.
“Non c’è emergenza idrica a Trento, ma questo non significa che possiamo sprecare acqua. La raccomandazione anzi è quella di farne un uso oculato: niente doccia che scorre mentre ci si fa il caffè, attenzione anche alle annaffiature di orti e giardini. Quanto alle fontane pubbliche, per ora non abbiamo ritenuto di chiuderle ma di limitarci a ridurre il flusso, in modo da limitare i consumi continuando a garantire il servizio”. Così il sindaco Franco Ianeselli, durante la conferenza stampa post Giunta, ha sintetizzato la situazione della città dal punto di vista idrico. Situazione non emergenziale “perché Trento ha fatto i compiti per tempo” e può contare su una rete in buona salute che in futuro migliorerà ancora grazie agli investimenti in programma sulla ricerca delle perdite e sulla gestione che prevede anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e l’impiego di energie rinnovabili (fotovoltaico) per far funzionare le pompe.
A suffragare dal punto di vista tecnico le parole del sindaco è stato Matteo Frisinghelli, responsabile operativo del Servizio Idrico per Novareti. Frisinghelli ha spiegato che Trento oggi conta 800 km di tubazioni, 55 serbatoi, 56 sorgenti, 20 pozzi. Si tratta di un sistema complesso, su cui gli interventi sono continui, per esempio per sostituire i tratti di rete obsoleta e regolare la pressione in modo da allungare la vita delle tubature e ridurre le perdite.
A questo proposito, negli anni è stato fatto un lavoro importante, che ha ridotto la dispersione idrica del 15 per cento. Infatti a Trento, contrariamente a quanto avviene in altre città, la ricerca di falle nella rete è continua: ovvero ci sono squadre sempre al lavoro, che si attivano dunque non in seguito a segnalazioni o emergenze. Il loro mandato è quello di monitorare i flussi e individuare eventuali perdite, per poi adottare tutte le misure necessarie a contenerle.
I risultati sono evidenti: mentre in Italia il tasso medio di dispersione idrica supera il 35 per cento (con punte del 50 e oltre in alcune località del sud), a Trento le perdite si fermano al 10 per cento. E, come ha spiegato Frisinghelli, diminuiranno ulteriormente per rendere sempre minore la distanza tra la quantità di acqua immessa in rete e quella realmente utilizzata.