Trento, Eccher (Civica Divina) propone: "Referendum sulla Valdastico"

Il consigliere provinciale suggerisce che a decidere sul sì o sul no siano i cittadini trentini


Robert Tosin


TRENTO. Un bel referendum per saltare il fosso e far decidere ai cittadini, in modo trasversale, se finire la Valdastico, superando le contrapposizioni ideologiche. La proposta è di Claudio Eccher, vice presidente del consiglio provinciale, che fa alcune valutazioni, due su tutte. La prima: se dopo quarant’anni se ne parla ancora è evidente che se ne sente la necessità; la seconda: i dubbi di quasi mezzo secolo fa oggi non hanno più alcun motivo di esistere.
 E accanto a tutto questo c’è una sorta di spada di Damocle, e cioè che la decisione venga presa d’ufficio da Roma e costringa il Trentino con le spalle al muro.
 «Se ne parla - dice Eccher - e se ne continua a parlare in tanti contesti, ma finora non ho mai sentito nessuno esprimersi totalmente contro con motivazioni concrete e reali. Forse è ora che si chieda ai cittadini che cosa ne pensano, in modo che la nostra provincia possa essere protagonista di una scelta e che non la subisca passivamente. Se Trento può decidere sulle proprie strutture interne, non credo possa bloccare un collegamento autostradale interregionale. Tanto più se governatore del Veneto dovesse diventare il ministro Zaia che ha già dichiarato inequivocabilmente che lui la Valdastico la vuole». Il candidato leghista e ministro all’agricoltura lo ha detto solo pochi giorni fa agli industriali veneti, minacciando addirittura di rivolgersi al presidente della Repubblica nel caso di eventuali resistenze trentine. C’è poi la questione della Valsugana, da tempo in sofferenza dal punto di vista del traffico e i cui esponenti politici da sempre hanno guardato con interesse all’ipotesi di un collegamento diverso con il Veneto. «Ora, è fuori dubbio - dice il vicepresidente del consiglio provinciale - che il completamento in Trentino dell’A31-Valdastico contribuirebbe a sanare in larga misura, se non del tutto, questa situazione, permettendo di decongestionare la Valsugana e di ridurre realmente questa strada ad un’arteria prevalentemente provinciale quale dovrebbe essere. Senza contare l’enorme risparmio di tempo e di chilometri da percorrere assicurato al traffico privato, turistico, imprenditoriale, commerciale di rilevanza interregionale da un collegamento relativamente breve in galleria, il cui impatto ambientale e consumo di territorio sarebbe irrisorio rispetto alla lunghezza complessiva dei tanti tunnel previsti dal progetto Metroland. E a questo proposito, proprio la volontà e la scelta in parte già compiuta dalla giunta provinciale di potenziare la mobilità su rotaia in modo così”sistematico”, mi sembra giustifichino ancor più l’esigenza di realizzare un raccordo intermodale con la Valdastico. Connessione che si potrebbe attuare a tal fine con uno sbocco dell’autostrada prefigurato non più subito a nord di Besenello bensì nell’attuale area dell’Interporto, come ha ipotizzato qualche giorno fa il commissario per il tunnel del Brennero Fabris».
 Eccher fa anche un discorso politico e vede la scelta sulla Pirubi come un banco di prova per l’autonomia. «Se fosse Roma a imporci la cosa, l’autonomia ne uscirebbe male. Meglio essere protagonisti consapevoli e attivi delle decisioni. Si tratta di dimostrare, con uno scatto d’orgoglio, che la nostra autonomia è una “marcia in più” in termini di idee, capacità di progettare e di decidere a servizio dei cittadini e dello sviluppo complessivo del nostro territorio e non una torre d’avorio nella quale ci barrichiamo rimanendo pervicacemente ostili a questo collegamento viabilistico trasmettendo così un segnale di paura». I timori di trent’anni fa di una colonizzazione veneta sono superati, secondo Eccher: «Figurarsi. Abbiamo il mercato cinese in casa e temiamo i vicentini? Non è più tempo per quelle paure».













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