Trento, caos delle tessere sanitarieAzzurra in farmacia, verde per le visite
Quella emessa dalla Provincia non vale più per scaricare i medicinali: serve quella dello Stato
TRENTO. Scoppia la guerra delle tessere sanitarie. Quella verde, emessa dall’Azienda sanitaria trentina, non è più accettata nelle farmacie, dove andrebbe strisciata per potere scaricare dalle tasse la spesa per le medicine. Serve quella azzurra, emessa dallo Stato. Per le visite mediche serve però avere quella locale, visto che il ticket finisce in Provincia. Insomma un guazzabuglio.
La faccenda sta provocando un bel po’ di sconcerto ma non è sconosciuta in assessorato alla salute. Ugo Rossi vuole mettere in agenda un incontro al ministero, a Roma, per sciogliere il nodo: «La questione è forse legata alla gestione dell’Agenzia delle entrate e al fatto che noi non partecipiamo al riparto nazionale del sistema sanitario. Ma va chiarita, non è il caso di ingenerare confusione su una questione delicata come quella delle tessere, soprattutto nella fascia di persone più anziane».
E i farmacisti? C’è chi per tagliare la testa al toro ha scelto la soluzione più drastica. Un bel cartello in vetrina con una croce grande come una casa sopra alla tessera sanitaria verde, quella trentina. Ed è la situazione fotografata in questa pagina. Il farmacista in questione fa sapere che, a chi strisciasse ancora la tessera locale, arriverebbe in dote dall’Agenzia delle entrate una sanzione da due euro ad ogni colpo. Da qua la x in vetrina sul documento autonomo e la necessità di portarsi sempre dietro la tessera magnetica nazionale.
Bruno Bizzaro è il presidente dell’Ordine dei farmacisti: «Non siamo noi a rifiutare la tessera verde ai clienti, c’è una norma. Una cosa è se le tessera viene presentata assieme alla ricetta mutualistica. Se accompagnata alla ricetta mutualistica, quando ciò serve ai fini del monitoraggio della spesa e va trasmessa al ministero delle Finanze per ottenere il pagamento della ricetta, deve essere la tessera azzurra. C’è una richiesta esplicita del ministero in questione, loro si riferiscono a quella per la validità dei dati. La sanzione? Sì, c’è stata data comunicazione che sarebbero state comminate, ma sino ad oggi non mi risulta che siano state applicate ad alcun collega in Trentino. La norma prevede che in caso di trasmissione di dati inesatti o incompleti la farmacia sia soggetta ad una sanzione». Ma Bizzaro assicura che per il momento dietro ai banconi andrebbe in vigore soprattutto il buonsenso: «Se una persona si presenta con la tessera verde noi la strisciamo con la raccomandazione che in futuro porti quella nazionale». E chi mette fuori un drastico cartello con una croce sopra alla tessera dell’autonomia? «Sono iniziative personali, non dell’Ordine».
Se in farmacia si naviga a vista, l’autonomia sulla gestione della salute va a collidere con Roma, alla faccia del Federalismo, anche se si deve pagare il ticket alla cassa di un centro privato per le ecografie, naturalmente convenzionato con l’Azienda: «Che tessera sanitaria vi debbo dare?» abbozziamo. La signorina dietro al bancone sorride comprensiva: «Tutte e due. Quella verde e quell’azzurra. Sa, alcuni dati li ricaviamo da quella provinciale, altri sono su quella nazionale». Di recitarli a voce, in mancanza di uno dei due tesserini, meglio non parlarne: «Eh, sarebbe un problema, per la privacy. Le dovremmo chiedere di farlo a bassa voce». Dietro di noi si sta creando una piccola coda che ci guarda con sospetto misto a fastidio. Meglio arrendersi e andare alla ricerca delle due tessere. Quella dell’autonomia e quella dello Stato, per una sanità bipartisan. Forse più efficiente, certo confusa. Ma è una prova di come il dialogo tra autonomia e Roma non sia sempre fluido