Trentino, passa la riforma sanitariaMeno liste d'attesa e voti ai medici

La legge pone al centro della programmazione sanitaria la giunta provinciale, mentre all’Azienda è affidata la messa in atto di queste politiche. Prevista anche la possibilità di un graduale superamento della vaccinazione obbligatoria e la costituzione di elenchi che indichino i medici in grado di praticare la medicina complementare



TRENTO. A 17 anni dall’approvazione della legge che ha istituito il Servizio sanitario provinciale, il Trentino ha una nuova organizzazione della salute pubblica. Con una larga maggioranza (Pdl compreso) il consiglio provinciale ha approvato la riforma della sanità.
La maratona in aula (23 ore spalmate su tre giorni di discussione) ha concluso un percorso iniziato mesi fa nella commissione presieduta da Mattia Civico (Pd), dove oltre cento persone - esponenti di tutti i mondi che ruotano attorno alla salute pubblica - sono stati ascoltati con l’obiettivo di allargare al massimo il dibattito sulla riforma in discussione.
Il risultato è una legge di 54 articoli, che abroga la vecchia legge 10 del 1993 e che è il frutto del compromesso tra i disegni di legge presentati dalla giunta (a firma dell’assessore alla sanità Ugo Rossi); dal consigliere - ed ex assessore - Mario Magnani (suo il primo ddl depositato); dal gruppo del Pdl e dal consigliere dei Verdi Roberto Bombarda.
La legge pone al centro della programmazione sanitaria la giunta provinciale, mentre all’Azienda è affidata la messa in atto di queste politiche. Il cittadino paziente riveste un ruolo centrale nell’impostazione legislativa: viene facilitato il suo accesso alle prestazioni sanitarie e a quelle assistenziali, viene creata una camera conciliativa dove tentare di ricomporre il contenzioso medico, mentre si pone nuovo vigore nel tentativo di contenere i tempi di attesa, anche legando al rispetto degli obiettivi i premi al direttore generale.
Di interesse anche altri due aspetti, entrati nella riforma grazie ai consiglieri Bombarda e Magnani. Il primo ha proposto la possibilità di un graduale superamento della vaccinazione obbligatoria e la costituzione di elenchi che indichino i medici in grado di praticare la medicina complementare. Il secondo ha creduto fermamente nella realizzazione di quell’Osservatorio della salute chiamato a valutare il conseguimento dei risultati dando i voti all’operato dei vertici dell’Azienda e dei medici.
La discussione di ieri non ha riservato sorprese. I vari emendamenti dell’opposizione (per lo più provenienti dal professor Claudio Eccher della lista Civica per Divina) sono stati quasi tutti bocciati. Uno dei pochi accolti ha suscitato la simpatica e amichevole ilarità di alcuni consiglieri tra cui Caterina Dominici subito ripresa da Claudio Civettini (Lega): «Basta ridere come un’oca». Piccata replica: «Scusati o ti denuncio». Alla fine - dopo una breve sospensione - è stata siglata la pace.
In mattinata erano volate scintille anche tra Bruno Dorigatti (Pd) e la giunta per il mancato accoglimento di un emendamento che prevedeva il coinvolgimento dei sindacati nel Comitato di coordinamento per l’integrazione socio sanitaria. Vano ogni tentativo di mediazione, con l’emendamento bocciato anche grazie ai voti di qualche consigliere dell’Upt e del Patt e con la Cgil che, in serata, ha espresso amarezza e contrarietà.
A fine seduta l’assessore Rossi si è detto soddisfatto: «Questa era una legge cardine del programma. E’ stato fatto un grande lavoro di cui ringrazio anche il Pdl. Ora dobbiamo impegnarci per dare forma a queste norme»













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