Trentino, mele romagnole ai ragazzi delle scuole della Val di Non

Il caso sollevato dal consigliere provinciale Roberto Bombarda: frutta con il marchio "Cesena" nella patria delle mele per eccellenza



TRENTO. Da immaginarsi le crasse risate quando nelle classi di Cloz o Sanzeno sono state consegnate le mele col marchio di provenienza “Cesena”. Nella patria mondiale del frutto dell’Eden la scuola ha distribuito frutta secondo un progetto europeo mirato ad educare i bambini ad una sana alimentazione.
 Idea encomiabile, per carità, ma il fatto in sé fa piuttosto sorridere: portare in Trentino la frutta della pianura romagnola va molto vicino alla lesa maestà. Se n’è accorto il consigliere provinciale Roberto Bombarda, che l’altro ieri ha portato in aula una pera confezionata da mostrare agli assessori Dalmaso e Mellarini. I quali non conoscevano questo aspetto “originale” della vicenda.
 Il progetto, dicevamo, è europeo. Prevede che nelle scuole elementari aderenti, per due volte in settimana, venga consegnata della frutta di stagione confezionata in “monodose” da portarsi a casa. Non fa parte, infatti, del pasto di mezzogiorno e non c’entra nulla con le mense. Ha, insomma, anche un valore simbolico di sensibilizzazione del piccolo alunno, ma anche dei genitori. Le scuole interessate in Trentino e che hanno aderito autonomamente alla proposta europea-nazionale sono ottanta.
 «L’iniziativa non si discute - commenta Bombarda - e anzi è assolutamente lodevole. Ma il Trentino da questo punto di vista non ha nulla da imparare: da tempo nelle mense vi è attenzione per la frutta biologica e molte scuole alla ricreazione offrono frutta trentina di stagione. Ma è proprio per questa tradizione positiva che dal Ministero mi sarei aspettato un po’ più di attenzione: sarebbe bastato avvisare la Provincia che avrebbe fatto la sua parte con i prodotti trentini».
 Ma c’è anche un altro aspetto ecologico a cui Bombarda tiene particolarmente. «Ogni frutto è confezionato con del nylon che non si sa quanto sia riciclabile, anzi, probabilmente non lo è. Non solo. Anche la provenienza della frutta è ignota. Magari davvero è frutta trentina, che però va a Cesena per essere confezionata per poi tornare indietro. La logica del prodotto a chilometri zero qui va davvero a farsi friggere. Insomma, la bella iniziativa rischia di trasformarsi in un boomerang: da una parte lancia un messaggio positivo e subito dopo ne replica uno negativo». Il consigliere ha presentato un’interrogazione sul tema, suggerendo di diffidare di queste proposte “incerte” per puntare invece decisamente sull’incremento di iniziative fatte in casa













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