Trentino, il conto sale a 143 milioni

Roma vuole tutto il gettito delle nuove tasse. Dellai: «Daremo battaglia»


Chiara Bert


TRENTO. Sale a 143 milioni il conto che il governo Monti presenta al Trentino per il risanamento dei conti dello Stato. Altri 17,5 milioni di tagli per la Regione. Ma la manovra rivoluziona anche lo scenario fiscale dei Comuni, con l'introduzione dell'Imu e la rivalutazione dei valori catastali. E gli stessi Comuni attendono di capire quale sarà l'impatto delle nuove richieste di Roma sui trasferimenti dalla Provincia.

La giornata di ieri è trascorsa all'insegna dell'incertezza. «Non ho ancora ricevuto nessun testo ufficiale della manovra», spiega in serata il governatore Lorenzo Dellai dopo aver telefonato più volte a Roma. Ma dalla capitale è stato il senatore della Lega Sergio Divina a comunicare che rispetto alle anticipazioni date da Monti a Dellai e Durwalder nell'incontro di domenica, nel testo del decreto il conto per la Provincia di Trento è salito dagli annunciati 110-120 milioni di euro a 143.161.000 euro.

Questo l'esito della ripartizione del miliardo e 35 milioni tra le Regioni speciali: 143 milioni che sommati ai 285 già chiesti per il patto di stabilità, portano l'ammontare a sfiorare i 428 milioni nel 2012. Nel 2013 si arriverà a 479 milioni. «Una richiesta che secondo noi è eccessiva», ribadisce Dellai, pur spiegando che «nella drammatica situazione in cui si trova l'Italia è più che doveroso dare il nostro contributo». E alla Lega manda a dire: «Inutile che si scandalizzi perché Monti ci chiede 140 milioni quando il governo Berlusconi ce ne ha chiesti 280».

Ma la reazione del governatore va oltre l'importo. Quello che si contesta alla manovra è la previsione che l'intero gettito delle nuove tasse finisca nelle casse dello Stato: «Il governo non può mettere la riserva all'erario su tutte le nuove entrate, che per i 9 decimi devono rimanere alle due Province autonome come prevede il nostro Statuto». Non solo: «Quello che il governo ci chiede - prosegue il presidente - non può farlo attraverso la procedura del federalismo fiscale. Noi abbiamo già preso gli accordi con il Patto di Milano, non si possono di nuovo rinegoziare i rapporti. Se il governo ha bisogno di queste cifre, tante o poche che siano, noi dobbiamo assicurare il nostro apporto attraverso il patto di stabilità che viene discusso ogni anno. Sono questioni di natura giuridica ma sono ancora più importanti della cifra che ci viene chiesta».

Quanto ai prossimi passi, la linea di Dellai è netta: «Proveremo attraverso il parlamento a far accogliere le nostre tesi, se non accadrà useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione. Come abbiamo impugnato alla Consulta la manovra del governo Berlusconi, lo stesso siamo pronti a fare con la manovra di Monti».

In attesa di conoscere i dettagli della manovra sono anche i Comuni. Ieri giri di telefonate e tecnici al lavoro per studiare l'Imu. «Si apre uno scenario nuovo», commenta il presidente del Consiglio delle autonomie Marino Simoni, «occorre rifare il punto con la Provincia». E preoccupato che i nuovi tagli si traducano in una riduzione dei trasferimenti provinciali è il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, alle prese con la difficile chiusura del bilancio: «Immagino che il protocollo d'intesa sarà rivisto». «Stiamo facendo i calcoli», si limita a dire l'assessore provinciale agli enti locali Mauro Gilmozzi. La beffa per i Comuni sarebbe non incassare nemmeno un euro dalla Super-Imu che si troveranno ad applicare, a meno di non mettere aliquote altissime sulla seconda casa. Quanto all'addizionale provinciale Irpef, Gilmozzi esclude aumenti: «La nostra spesa sanitaria è coperta, non abbiamo bisogno di altri prelievi fiscali».













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