«Tre anni vissuti in apnea»

Ilaria Vescovi traccia il bilancio del mandato alla guida degli industriali



TRENTO. «Io non ho voluto essere il presidente degli industriali. Ho voluto fare il presidente e questi tre anni e mezzo li ho vissuti come in apnea. Ora tornerò alla mia azienda», Ilaria Vescovi si prepara all'ultima assemblea del suo mandato alla guida della Confindustria trentina e traccia un bilancio della sua esperienza. Alla Provincia chiede lo snellimento della macchina burocratica.
Presidente Vescovi, l'8 ottobre si terrà l'ultima assemblea degli industriali trentini sotto la sua guida. Può tracciare un bilancio della sua esperienza?
Sono molto soddisfatta di quello che è stato fatto. Considerando anche che, quando sono stata eletta, la situazione economica generale era molto migliore. Nel 2007 eravamo in piena crescita con piani di espansione che poi sono stati bloccati in modo drammatico. Abbiamo dovuto cambiare rotta. Però, devo dire, che in Trentino la gestione dell'emergenza è confortante e incoraggiante.
Lei rifarebbe tutto quello che ha fatto o cambierebbe qualcosa?
Io puntavo molto sull'internazionalizzazione e sono molto soddisfatta di quello che abbiamo fatto. Abbiamo anche dato il via a un importante processo di ammodernamento interno all'associazione.
Gli imprenditori come si sono comportati?
Le aziende hanno reagito alla velocità del suono. C'è stato un netto cambiamento di passo. Lo dimostra il fatto che, nel primo semestre 2010, le esportazioni siano aumentate del 18 per cento.
Quindi, lei è ottimista?
Diciamo che sono abbastanza serena. L'export sarà sempre di più un fattore strategico per le economie.
C'è chi dice che gli imprenditori hanno investito poco. Cosa risponde?
Gli investimenti, come è ovvio, sono calati. Però, noi abbiamo insistito moltissimo sulla patrimonializzazione. I fondi che non sono stati investiti, gli industriali li hanno immessi nel capitale della propria azienda. E' una forma di investimento anche questa, e rende più solido l'intero sistema.
Secondo lei, siamo usciti dalla crisi?
L'ultimo rapporto dell'ufficio studi di Confindustria sostiene che il livello del Pil che avevamo nel 2007 lo raggiungeremo nel 2013. Quindi, ne abbiamo ancora di strada da fare.
Gli ordinativi hanno ripreso a correre oppure stentano?
Nel primo semestre sono andati bene, da giugno in avanti, invece, va meno bene. Gli ordini stentano. Dipende molto dai settori e dai paesi in cui si esporta. Ci sono dei paesi che sono ripartiti, come la Polonia, la Russia e la Germania. Il metalmeccanico pesante fa ancora fatica e, a livello locale, fa molta fatica l'edilizia.
Per questo chiederete un intervento speciale alla Provincia?
Non credo. Però, chiediamo che vengano cambiate le norme degli appalti pubblici. Il massimo ribasso sta massacrando il mercato, si deve passare al sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa. E' vero che la manovra della Provincia ha liberato risorse, ma si è trattato di lavori piccoli. Le aziende industriali non ne hanno beneficiato.
Come tema dell'assemblea lei ha scelto quello della meritocrazia e innovazione. Perché?
Una riflessione su come far emergere le forze migliori di una società, di un territorio, è necessaria. Far emergere il merito diventa un aspetto strategico.
In Trentino c'è meritocrazia?
Ci sono degli ambiti in cui la meritocrazia è imposta dal mercato, come nel caso delle imprese. In altri ambiti è più difficile. Ci vogliono regole, criteri di valutazione. E qui c'è molto da fare. Il Trentino è un territorio virtuoso rispetto al resto del paese, ma c'è ancora tanto da lavorare.
Cosa pensa del richiamo di Dellai che, presentando la manovra di bilancio, ha chiesto alle imprese di fare di più?
Le imprese devono sempre fare di più. Questo perché te lo impone il mercato, non perché lo dice il bilancio provinciale. Poi, io sono a favore di una certa selettività degli interventi, è meritocrazia anche questa.
Nella relazione finale, si toglierà qualche sassolino dalle scarpe?
Farò un forte appello all'attenzione, alla responsabilità. Sia in termini di risorse che di snellimento delle procedure. Il problema più importante che abbiamo è quello della velocità delle decisioni.
In Trentino c'è troppa Provincia?
Nel comparto dell'industria no. Noi facciamo le cose da soli. E anche i contributi non sono così alti come si dice. Negli ultimi 10 anni, abbiamo percentuali di contributi marginali rispetto al volume degli investimenti dell'industria. Sui contributi girano molte leggende metropolitane.
Cosa pensa del momento che sta vivendo la Cooperazione?
Una cosa che mi spiace è che il movimento cooperativo, che è stato una grande ricchezza per il Trentino, abbia un po' perso di vista i suoi valori fondanti e si sia concentrato di più su crescite che non fanno parte della sua natura. Certe situazioni non nascono dall'oggi al domani e forse si doveva governarle meglio. Poi, osservo che, se una spa accumula debiti e non riesce a rientrare, fallisce.
L'autonomia è un vantaggio per voi?
Penso che l'autonomia debba dare davvero opportunità in più se vogliamo che venga ancora riconosciuta a livello nazionale. Attualmente, a un'azienda manifatturiera lavorare in Trentino non dà né particolari problemi né particolari vantaggi. Anzi, ci sono vincoli in più. Poi, in certi settori c'è sicuramente meno concorrenza. Soprattutto fuori dal Trentino si parla di assistenzialismo verso le imprese. Ma non è così. Abbiamo eccellenze mondiali.
C'è chi dice che il lease-back è una forma di assistenzialismo.
Il lease-back è solo un finanziamento agevolato. Un mutuo. Nulla di più. E' uno strumento assolutamente utile perché mantiene l'occupazione e viene concesso solo a fronte di un piano industriale di sviluppo. Per fortuna che, in questo momento di scarso credito, c'è il lease-back. E' meglio lasciar morire le aziende?
Cosa farà da grande?
Noi siamo l'unica associazione di categoria senza alcuna indennità per nessuna carica. E questo è importante. E' un impegno totale. E dopo tornerò al mio lavoro, alla mia azienda. Ho potuto fare questa esperienza relativamente giovane perché in azienda ci sono mio papà, mio fratello, una struttura solida. Sono stati tre anni e mezzo vissuti in apnea. Ora torno alla normalità.

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