Tisi: «Viviamo un tempo tragico, la forza per vivere viene dagli altri»
Il vescovo celebra al cimitero, che torna a riempirsi di fedeli per il giorno di Ognissanti
TRENTO. «Il desiderio primario delle persone è incontrare relazioni buone. La fatica nel trovarle è motivo di lamento nelle nostre conversazioni quotidiane. In effetti, dalla qualità delle relazioni dipende il nostro benessere e il nostro malessere. E di conseguenza, la forza per vivere viene da fuori, dagli altri».
E’ uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Trento Lauro Tisi che nel giorno del suo 60° compleanno oggi (1 novembre) ha celebrato la messa per la festività di Ognissanti che è tornata a riempire il cimitero cittadino.
Il vescovo ricorda che «viviamo un tragico tempo segnato da guerra, violenza, barbarie, ingiustizie strutturali che solo la superficialità può liquidare come normalità». «Lo scenario in cui ci troviamo è dominato da relazioni interrotte e violente, ad ogni livello. Papa Francesco parla apertamente di terza guerra mondiale. È urgente riscrivere il codice dell’umano».
E per riscrivere il “codice dell’umano” don Lauro indica la strada della pagina evangelica proclamata in questo giorno: le beatitudini, “ad un tempo – commenta – autobiografia di Dio e dell’uomo”. Monsignor Tisi ammette che “l’uomo contemporaneo, di fronte alla parola Dio, quando non è indifferente spesso nutre facilmente sospetto, percependolo come divieto, ostacolo alla gioia”.
Ma le beatitudini indicate da Gesù parlano viceversa “di un Dio – precisa don Lauro – che vuole l’uomo beato e felice. E quelle parole – aggiunge l’Arcivescovo – le troviamo poi compiute nella morte e nella Risurrezione di Cristo stesso” che Tisi definisce uno “spartiacque della Storia”. Perché se la “vita – ammette monsignor Tisi – è davvero contraddizione, enigma, domanda che toglie il fiato, notte oscura, Cristo, risorgendo dalla morte, si fa carico di questi lati bui e li illumina”. E questo grazie alla “sua vita, dove l’odio e la logica della falsità sono totalmente assenti”, e nella quale “percorre la via bella e impervia dell’amore gratuito”.
Una strada seguita da tanti testimoni, capaci di “tenere il cuore sgombro dall’odio”, “chinati sui poveri”, “amici della pace”, “uomini e donne che pagano con la vita la difesa degli ultimi”. Tra loro, “tanti nostri e fratelli e sorelle che sono morti, lasciandoci – conclude l’arcivescovo di Trento – la loro testimonianza indistruttibile di amore e di dono”. C.L.