Ticket, Borgonovo e Rossi tirano dritto: «Uno sforzo a tutti»

L’assessora: decisi dopo valutazione seria. Icef impossibile Ma il Pd insiste: «Approfondiamo e cerchiamo correttivi»


di Chiara Bert


TRENTO. La giunta provinciale chiude a ripensamenti sui ticket sanitari. Lo fa dopo il confronto di ieri pomeriggio tra il presidente Ugo Rossi e l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re, dove il governatore stoppa possibili aperture dell’assessora pressata in primis dal suo partito, il Pd. «La giunta ha condiviso questa decisione partendo dal principio che in questo bilancio, per garantire la salvaguardia della qualità dei servizi, viene chiesto uno sforzo a tutti, dai dirigenti ai cittadini, in modo proporzionale al loro reddito».

Parole che arrivano alla vigilia del vertice di maggioranza fissato per oggi pomeriggio e dopo le prime reazioni critiche sui ticket arrivate dai sindacati e dal Pd, preoccupati per l’impatto sociale dei ticket, che restano il capitolo più caldo della manovra di bilancio. L’operazione porterebbe nelle casse di Piazza Dante 3,6 milioni di euro: 2 milioni e mezzo dal ticket di 10 euro sulle prestazioni specialistiche (per i redditi fino a 30 mila euro) e 1,1 milioni dal ticket di 1 euro sulle ricette farmaceutiche (per tutti).

«Stiamo parlando di cifre irrisorie sul bilancio provinciale», ha obiettato il consigliere Luca Zeni, «piuttosto pensiamo ad aggredire altre voci». Sulla stessa linea Mattia Civico, vicino a Borgonovo Re, per il quale i ticket devono essere «una extrema ratio» visto che vanno ad incidere su persone in stato di particolare fragilità. Cgil, Cisl e Uil, dal canto loro, chiedono che prima di chiedere questo sacrificio venga verificato lo stato di avanzamento del piano di miglioramento dell’Azienda sanitaria, avendo il coraggio di fare scelte di razionalizzazione sugli ospedali di periferia.

Ma Borgonovo Re non lascia molti margini di trattativa: «La nostra decisione - insiste - è frutto di una valutazione approfondita, al netto del dibattito politico e dei dubbi delle parti sociali e di alcuni colleghi consiglieri. Come abbiamo detto anche lunedì, i ticket non sono un’alternativa ad altri interventi di riorganizzazione che ci consentiranno di ridurre la spesa, anche se non immediatamente, nel solco del piano di miglioramento dell’Azienda sanitaria». Sul tavolo c’è la riorganizzazione della rete ospedaliera, «che potrà essere anche importante», ha detto Rossi lunedì, ma su cui la giunta si è divisa con Upt e Patt contrari alla chiusura dei punti nascita di alcuni ospedali periferici.

Ieri il Pd ha rilanciato: «Non c’è un rifiuto aprioristico dei ticket - spiega il capogruppo Alessio Manica - ma la volontà di approfondirne la ratio ed eventualmente proporre correttivi che ne migliorino l' equità, come le soglie di reddito, o l'uso dell'Icef se possibile o altri strumenti per meglio fotografare le condizione economica familiare». «Quanto approvato lunedì anche dai nostri assessori è quindi la base di partenza di un ragionamento responsabile che potrà essere condiviso a partire dalla riunione di maggioranza». Ma la proposta della giunta appare abbastanza blindata. «Impossibile introdurre l’Icef - spiega l’assessora - perché sulla sanità siamo vincolati alla dimensione nazionale e ad oggi è possibile solo utilizzare criteri di reddito, anche se non è detto siano i più equi». Quanto a introdurre diversi scaglioni, l’ipotesi è già stata accantonata dalla giunta: «Non è possibile inserire il reddito nella tessera sanitaria e quindi valutare la corrispondenza tra il reddito e quanto dovuto di ticket».

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