Testimone di Geova rifiuta l’alcoltest, condannato
L’uomo doveva essere sottoposto a un prelievo di sangue per controllare se aveva bevuto, ma ha spiegato che la sua religione glielo vietava
TRENTO. Quando ha visto l'ago della siringa, ha detto di no. Un giovane di 32 anni di Predazzo aveva appena provocato un incidente sulla strada di fondovalle, a Tesero, nei pressi della zona industriale. Era alla guida di un furgone Ford Transit quando, affrontando una curva, ha perso il controllo del mezzo, anche a causa dell'asfalto bagnato e scivoloso, e ha invaso la corsia opposta andando a sbattere contro due vetture. Nell'incidente si ferirono in maniera non grave tutti e tre i conducenti. Furono portati in ambulanza all'ospedale di Cavalese. Erano le 9,30 di mattina del 17 ottobre 2010. A quell'ora era difficile che qualcuno avesse bevuto. I vigili urbani una volta arrivati in ospedale chiesero al conducente del furgone di sottoporsi a un prelievo di sangue per un controllo ematico del tasso di alcol nel sangue. Il giovane conducente del furgone, però, ha opposto il gran rifiuto. Ha spiegato ai vigili urbani che non poteva sottoporsi a nessun prelievo di sangue per ragioni religiose. Agli agenti ha detto che è un testimone di Geova e che, quindi, non poteva accettare il prelievo essendo un esame invasivo. Ha proposto di sottoporsi a un controllo con l'alcoltest con l'etilometro. Ma i vigili urbani in quel momento non avevano a disposizione l'apparecchiatura. Così hanno qualificato l'atteggiamento del giovane come un rifiuto. L'uomo, però, non si è rifiutato di sottoporsi all'esame delle urine per accertare la presenza di droghe. L'esame delle urine è stato negativo. I vigili urbani, però, hanno lo stesso denunciato il giovane per guida in stato di ebbrezza. Infatti, per la legge, il rifiuto di sottoporsi all'alcoltest equivale all'essere in stato di ebbrezza. L'uomo, però, ha subito fatto notare che lui non si era rifiutato. I Testimoni di Geova vietano le trasfusioni di sangue e i prelievi di organi. Ma il giovane ha spiegato che, per estensione, la sua religione vieta anche i prelievi di sangue. Una giustificazione che non è bastata a evitargli al denuncia. In primo grado, il giovane è stato condannato dal giudice di Trento Enrico Borrelli a due mesi e venti giorni di reclusioni convertiti in lavori socialmente utili da svolgere presso il Comune di Moena. Con la conversione, l'imputato ha ottenuto l'estinzione del reato, quindi il fatto non avrebbe ulteriori conseguenze. Il legale dell'uomo, l'avvocato Claudio Tasin, però ha presentato lo stesso ricorso. Per l'uomo, infatti, è una questione di principio. Spiega che il suo non era un rifiuto. Si sarebbe volentieri sottoposto all'alcoltest con l'etilometro e avrebbe dimostrato che non aveva bevuto e che l'incidente era dovuto al fondo stradale scivoloso. Ieri il ricorso è stato discusso davanti alla Corte d'appello che ha confermato la condanna del primo grado. L'avvocato Tasin, però, intende andare fino alla Corte di Cassazione.
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