Testamento biologico, finora 76 casi
In attesa della legge, sono in crescita le volontà affidate all’Azienda sanitaria: già applicate le direttive di alcuni pazienti
TRENTO. In attesa che la politica decida, il testamento biologico sta diventando una realtà importante anche in Trentino. Almeno per i 76 pazienti che hanno affidato all’Azienda sanitaria le proprie volontà in materia di trattamento terapeutico. Volontà che in alcuni casi - confermano all’Azienda sanitaria - hanno già avuto effetto nel caso di alcune persone, che si sono preparate all’ultimo periodo di vita rifiutando procedure di accanimento terapeutico.
La crescita è continua: erano 7 nel 2015 (quando è stato istituito per la prima volta il registro trentino); sono state 17 l’anno successivo, mentre quest’anno le dichiarazioni registrate sono state 52, con la possibilità che il numero cresca ancora in quest’ultimo periodo dell’anno. In totale 76 dichiarazioni, pronte ad avere efficacia in ogni momento visto che sono registrate nel sistema informatico della sanità trentina e quindi consultabili (in qualsiasi momento) da qualunque operatore, medici di base e di emergenza compresi.
Si tratta di numeri che cominciano diventare importanti, soprattutto considerato che sul tema non c’è ancora una legge nazionale di riferimento. Ma il fenomeno dimostra che si tratta di un’esigenza sempre più sentita, soprattutto da parte di malati che hanno come prospettiva un declino fisico (o psichico) con l’impossibilità nell’ultima parte della propria vita di decidere per sé stessi o comunque di comunicare le proprie volontà.
I primi sei pazienti iscritti al registro sono stati sei malati di sla, ma all’elenco si sono aggiunti anche pazienti di altre patologie che prevedono un decadimento fisico e l’incapacità di disporre per sé stessi.
I medici sono tenuti a osservare le disposizioni dei pazienti? Sul tema - in attesa che il Senato affronti l’argomento, rallentato da una zavorra costituita da 3 mila emendamenti - non ci sono normative. I punti di riferimento sono quindi la giurisprudenza che si è formata in questi anni, il codice deontologico dei medici e la convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Oviedo che (tra l’altro) prevede il consenso di una persona prima di ogni trattamento, fatte salve le situazioni di urgenza. Ma è chiaro che gli operatori sanitari potrebbero lavorare con maggiore serenità all’interno di un quadro normativo ben definito.
Certo - come spiega il costituzionalista Carlo Casonato - si tratta di un primo passo, poiché il registro trentino ospita le dichiarazioni di persone già malate, in attesa che venga definita la possibilità di depositare un testamento biologico (con la stessa efficacia e con la stessa procedura informatica) da parte di persone sane. In questo caso la direzione indicata dalla giunta provinciale è la collaborazione con i medici di base (che dovrebbero informare i pazienti prima di registrare le loro volontà), ma ancora non sono stati fatti passi avanti in questo senso, vista la prudenza dei medici a prendersi questo genere di responsabilità.
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