«Taser, attenti ai rischi per il cuore» 

Oggi in dodici città italiane via all’utilizzo della pistola elettrica. Bonmassari: «Ci vuole grande prudenza»


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Dopo la sua sperimentazione in dodici città italiane la Taser, la pistola elettrica che “paralizza” temporaneamente il suo bersaglio, potrebbe finire in dotazione anche a un gruppo prescelto e addestrato a ciò di poliziotti, carabinieri e guardie di finanza sul territorio trentino.

Come si sa, questa pistola, anziché pallottole, spara due freccette che, dopo aver colpito il bersaglio, scaricano onde elettriche capaci di neutralizzare per un certo lasso di tempo ogni movimento del malcapitato: si tratta di elettricità a 5.000 volt e ad amperaggio infinitesimale.

In uso in più di cento nazioni al mondo, il relativo iter di istituzione in Italia è stato avviato dal ministro Alfano. L'attuale ministro Salvini ha accelerato (poteva non esserlo?) fino al punto che oggi nelle dodici città italiane dove è stata avviata la sperimentazione questa “arma” potrà essere usata. Non sempre e comunque, però. Ci sono condizioni e situazioni ambientali che, da regolamento, ne impediscono l'uso. E c'è chi, come Amnesty International, che ha definito questa arma un dispositivo di tortura.

Tralasciando qualsiasi valutazione dell'opportunità di questa scelta, non va dimenticato che l'uso della Taser può non essere esente da più o meno gravi rischi per la salute della persona colpita. I rischi numericamente e congruamente più alti – almeno così pare - sono quelli cardiologici.

Il direttore di cardiologia del Santa Chiara dottor Roberto Bonmassari si dimostra molto prudente ed esordisce con un “la letteratura sul Taser è limitata ed è soprattutto concentrata su casi anedottici che hanno avuto una evoluzione non favorevole.”.

È stato il ricercatore Norbert Leitgeb dell'Istituto di Ingegneria Sanitaria della Università di Graz in Austria a fare alcune segnalazioni. Attingendo da questa importante ma ancora scarsa letteratura, il primario cardiologo trentino spiega: “Il ruolo del Taser nell'indurre complicanze aritmiche in soggetti sani o in portatori di dispositivi medici elettronici è molto controverso. Ci sono segnalazioni che il colpo e la scarica elettrica che produce una paralisi transitoria muscolare possa essere in grado di aumentare il rischio di comparsa di fibrillazione ventricolare (segnalato fino all'1%) o possano «confondere» i dispositivi impiantabili generando un loro momentaneo malfunzionamento. Meno probabile appare la possibilità che la scarica danneggi la apparecchiatura elettronica (pace maker o defibrillatore impiantabile).”

Ma la domanda di fondo consiste nel dubbio se a un paziente di aritmia atriale o ventricolare – sappiamo che in Trentino i casi sono tutt'altro che rari – una scarica di Taser sia dannosa o addirittura letale. Bonmassar non si sbilancia: “Chi si è occupato scientificamente del problema afferma che il rischio non è insignificante e che molto dipende dalla posizione dei due «dardi» che sono stati sparati. Dunque la letteratura su questo campo è carente? “E' piuttosto limitata e soprattutto l'apparecchiatura non appare estesamente testata.” C'è rischio per chi, ad esempio durante una manifestazione pubblica, dovesse trovarsi nei pressi della persona colpita da un Taser? “Viene riferito – puntualizza il primario - che toccare la persona colpita non espone a scarica elettrica perché in genere la scarica elettrica interessa un arco tra i due dardi sparati sul bersaglio.”

E dunque in una valutazione complessiva? “Ritengo sia necessario che chi utilizza il taser debba avere la cognizione che l'arma può avere effetti, diciamo non positivi, sulla salute permanente del paziente. Personalmente condivido questa prudenza nell'utilizzo”.













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