«Tagli alla politica, tempo ormai scaduto»

Duro attacco della Cgil contro le promesse non mantenute: intollerabili 217 Comuni



TRENTO. «Siamo ormai quasi fuori tempo massimo. La riduzione dei costi e il riavvicinamento della politica alla gente sono un'emergenza. Lo dimostrano gli scandali sull'uso degli elefantiaci rimborsi elettorali dei partiti a Roma. Ma anche in Trentino abbiamo sentito tante chiacchiere: questo è il momento di passare dalle parole ai fatti. La logica dello scarica barile, del “prima tocca ad altri” non ha alcuna giustificazione. Su questi temi non ci sarà una prova di appello per la politica locale».

Paolo Burli, segretario generale della Cgil del Trentino, riprende con forza il tema dei costi della politica, coniugando la necessità di maggiore sobrietà nei compensi dei politici con la necessità di razionalizzare le spese della rete delle amministrazioni locali e allo stesso tempo rendere più efficienti i servizi pubblici.

«Dopo la manifestazione di Bolzano – incalza Burli ricordando il presidio dei sindacati del 15 novembre scorso fuori dal Consiglio regionale – abbiamo ascoltato diverse assunzioni di impegno che, di tanto in tanto, riemergono per iniziativa di qualche consigliere provinciale. Ora però non è più il tempo di discutere, bensì di fare e fare a tutti i livelli: dalla Regione passando per le due Province fino ad arrivare agli enti locali. Quindi i due disegni di legge regionale annunciati debbono essere portati velocemente in consiglio. Ma, puntando sulla cancellazione degli emolumenti ingiustificati e abbandonando le rivalutazioni automatiche, gli obiettivi di risparmio possono essere più ambiziosi di quelli oggi previsti».

Nel mirino della Cgil non ci sono però solo le diarie dei consiglieri provinciali e i compensi per gli amministratori locali, gonfiati a dismisura dalla legge Amistadi. «A nostro avviso – spiega il leader della Cgil – è l'intera articolazione dell'apparato amministrativo degli enti locali che va rivisto».

Su questo versante Burli incalza Consorzio dei Comuni e Provincia a dare gambe ai provvedimenti introdotti nelle ultime leggi finanziarie e dalla riforma istituzionale. «Dopo l'esito referendario non ci sono più alibi – avverte il segretario Cgil -. Le Comunità di Valle debbono diventare il soggetto che gestisce i servizi per i quali i Comuni e la Provincia non garantisco la necessaria efficienza e qualità. Non è più tollerabile che in un Trentino di 530mila abitanti esistano 217 centri di spesa municipali e altrettante stazioni appaltanti cui si aggiungono le Comunità di Valle e gli enti strumentali della Provincia».













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