Tagli ai consigli comunali «ma non a quelli più piccoli»
L’assessore Gilmozzi vuole un percorso condiviso con l’Alto Adige per una legge regionale «La rappresentanza è importante, non trasformiamoli in consigli d’amministrazione»
TRENTO. L’aggancio regionale è simbolo di garanzia e quindi secondo l’assessore Gilmozzi non è proprio pensabile che le due province si possano muovere autonomamente nella decisione del taglio delle spese nei Comuni, a partire dalla riduzione dei consigli comunali. La proposta di Bizzo, l’assessore regionale, il quale appunto ipotizza strade separate sull’argomento, viene respinta seccamente. «Capisco che in Alto Adige ci sono problemi ulteriori legati alla rappresentanza etnica, ma l’argomento è regolato da una legge regionale, non si può fare diversamente. Si potrà, piuttosto, muoversi nell’ambito del rispetto statutario degli enti locali, ma è necessario che tutto discenda dalla legge regionale. Gli stessi Comuni, mi pare, non sono d’accordo sul seguire percorsi diversi, ma piuttosto spingono per una procedura più strutturale».
Mauro Gilmozzi mette però in guardia dal modo in cui si deve affrontare la questione. Pur essendo d’accordo sul fatto che un intervento vada fatto, l’assessore vuole evitare di cadere nella trappola della demagogia. «Stiamo molto attenti, perché la materia di cui discutiamo è molto delicata. Il rischio è di trasformare i consigli comunali in consigli d’amministrazione. Hanno appena rinnovato il consiglio di Lamon, 5 mila abitanti. I rappresentanti sono 5 membri di maggioranza e 2 di minoranza, più il sindaco: ecco, appunto, un consiglio d’amministrazione. La democrazia è un’altra cosa e la rappresentatività deve essere garantita. Posto che i tagli alla spesa trovano tutti d’accordo, bisogna però muoversi con grande buon senso. Ma la gente crede davvero che togliendo tre o quattro consiglieri a un piccolo Comune si risolvano i problemi di bilancio? Si risparmiano poche decine di euro, ma si perde invece una fetta di democrazia e di rappresentanza del territorio. Ecco perché invito alla cautela».
Il Comune di Trento è già partito. Fra pochi giorni la maggioranza si riunirà per definire una strategia condivisa e presentare poi una proposta omogenea da suggerire alla Regione. «E’ evidente - aggiunge Mauro Gilmozzi - che devono essere i Comuni a muoversi. Il Consorzio ha questo compito e la Provincia è un punto di riferimento. Il ragionamento, insomma, è già partito e vuole tenere conto dei diversi aspetti, non riducendo il discorso al solo taglio numerico dei consiglieri. Una prima idea prevedeva di ridurre a 35 o 40 i consiglieri di Bolzano e Trento dove ora ci sono 50 consiglieri («più che nel consiglio provinciale» fa notare Gilmozzi) scendendo poi in proporzione nei Comuni più piccoli. E anche le Circoscrizioni verrebbero ridimensionate. «Dobbiamo porci degli obiettivi comuni - dice l’assessore agli enti locali Gilmozzi - in modo da stabilire quale è il livello da raggiungere nel taglio delle spese. Il numero dei consiglieri è solo uno di questi aspetti e va valutato assieme alle altre variabili».
Ieri non c’è stato tempo in consiglio regionale per affrontare l’argomento, ma è quasi certo che se ne parlerà nella prossima seduta, quella di metà giugno. In previsione di quella tappa i partiti cercheranno un qualche tipo di accordo politico per arrivare in aula almeno con le idee chiare. Anche su questo tema Bolzano preferirebbe fare da sola. In effetti in Alto Adige il taglio dei consiglieri, soprattutto in realtà piccole, potrebbe mettere a repentaglio la rappresentanza delle minoranze linguistiche, prima fra tutte quella italiana. E il problema non è per nulla secondario. Trovare la mediazione non sarà dunque facilissimo e il rischio che si impantani tutto è altamente probabile, lasciando le cose così come stanno.
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