Sui luoghi della tragica alluvione turisti a caccia di foto «ricordo»
TRENTO. L’immagine che ferisce ha le mani dei vigili del fuoco nel fango di Dimaro, devastato dall’alluvione, ed il “click” dei telefonini che scattano «un ricordo della tragedia».Ieri a Dimaro è...
TRENTO. L’immagine che ferisce ha le mani dei vigili del fuoco nel fango di Dimaro, devastato dall’alluvione, ed il “click” dei telefonini che scattano «un ricordo della tragedia».
Ieri a Dimaro è servito l’intervento dei carabinieri, per regolare il traffico sulla statale 42. Due le pattuglie, i carabinieri di Dimaro e quelli di Mezzano. Non il passaggio di auto a rallentare la circolazione, ma la sosta degli automobilisti in cerca di una foto sui luoghi dell’alluvione. Scatti e forse anche qualche selfie, sul fiume di fango che nella notte del 29 ottobre ha dilaniato un paese e spezzato la vita di una giovane madre. Un fango che oggi è un sudario, una terra sulla quale piangere ma dalla quale si deve ripartire. Una terra da rispettare, tra lampeggianti delle forze dell’ordine e vigili del fuoco. Lungo al statale della valle di Sole, molti i turisti in transito diretti verso la zona di Madonna di Campiglio o del Tonale. Le auto in marcia e poi la sosta. Viaggiatori della domenica, fotografi per caso, in molti si sono fermati lungo la statale per immortalare sul proprio telefonino le immagini di un disastro. Non solo quelle. C’era un “click” per tutti, anche per i vigili del fuoco e per la protezione civile che, infaticabili, da quel 29 novembre, sono al lavoro. Una missione che affonda, come radici, mani e piedi, affinchè in quel piccolo pezzo di Trentino si possa ristabilire al più presto il ritmo di una quotidianità che odori meno di quella terra che si è mangiata case e boschi, che si è mangiata una vita. Per questo motivo, scatti come incursioni moleste in un lavoro vitale, ieri a Dimaro sono dovuti intervenire anche i carabinieri. Due le pattuglie a scoraggiare lo scatto, ad allontanare, anche con la sola presenza, le velleità dei molti curiosi. Molti gli automobilisti che, alla vista dei militari, dopo aver decelerato con occhio protuberante sul quel lavoro tra fango e speranze, hanno affrettato la marcia e tirato diritto. Tanti quelli che, incuranti delle pattuglie, si sono allontanati solo dopo intervento diretto; dopo la specifica richiesta di proseguire nel viaggio, perché Dimaro non è un souvenir. (f.q.)