Studenti, flash mob di protesta al Da Vinci: “La scuola riapre, ma non siamo ascoltati”
La Rete degli studenti medi: “Dai trasporti agli spazi, poco è cambiato. Sul futuro vogliamo dire la nostra”
TRENTO. ''Il futuro è nostro - Ripartiamo da zero”. Questo lo slogan del flash mob degli studenti davanti al Liceo Da Vinci questa mattina (13 settembre) al ritorno in classe per il primo giorno di scuola.
"In questi due anni non è stato profuso nessun impegno per costruire una scuola e soprattutto una società diverse" dicono i ragazzi della Rete degli Studenti Medi. ''Il mondo che ci è stato consegnato si sta distruggendo sotto ai nostri occhi, da una sanità debole ad un' istruzione immobile, da un sistema di produzione che distrugge l'ambiente ad un mondo del lavoro precario e insicuro. Vogliamo iniziare questo anno chiedendo ascolto, di parlare con noi e non di noi, e di permetterci di costruire un futuro, ma soprattutto un presente, a nostra misura."
È con queste parole che studenti di tutto il Trentino hanno accolto il ritorno a scuola in questo primo giorno dell'anno scolastico con flashmob, assemblee e iniziative che hanno toccato moltissime città del paese.
"Oggi siamo davanti a tante scuole d'Italia perché non possiamo permetterci di sprecare altro tempo per dire che questa non è la scuola e la società che meritiamo. Le strade delle nostre città parlano chiaro: serve una riforma dell'istruzione pubblica, pretendiamo politiche attive per il contrasto alla crisi climatica, vogliamo una legge che tuteli l'amore e l'identità di tutti, vogliamo essere interpellati per le decisioni che riguardano il nostro futuro, come sarebbe dovuto succedere per il pnrr. Oggi rientriamo a scuola, ma non nella scuola che volevamo”, dice Erika Conotter della Rete degli Studenti Medi di Trento.
''Stiamo finalmente tornando a riabitare gli spazi scolastici e a riviere la socialità che per mesi ci è mancata. Siamo felici ma al contempo insoddisfatti e arrabbiati.
Il vaccino è un antidoto preziosissimo per superare la pandemia del covid19, ma non basta come cura per tutti i problemi che la pandemia ha evidenziato. Siamo insoddisfatti anche perché, nonostante dagli spazi agli interventi sul trasporto pubblico sia cambiato poco o nulla, e soprattutto nemmeno in questo le componenti studentesche siano state interpellate, la narrazione è quella di un rientro in una scuola sicura, senza mai affrontare con noi quella che è la questione più urgente dopo mesi di pandemia e disagio: una scuola nuova, inclusiva e accessibile - dichiara Estefani Ferraro - Siamo arrabbiati perché non ci sta bene che la nostra generazione venga dipinta come quella dei giovani svogliati e sdraiati, quando invece siamo stati tra i primi a vivere la chiusura le scuole nel febbraio 2020, rimanendo a casa e rinunciando alla scuola in presenza, all'aggregazione, allo sport, agli hobby e siamo ad oggi una delle fasce di popolazione che si è vaccinata con più meticolosità e senso di responsabilità''.