«Stiamo bene, ritorniamo» Salvi Sebastiani e Bonmassar 

Bloccati sullo Shisha Pangma, nell’Himalaya, hanno lottato tra neve e bufera Il racconto delle mogli Amalia e Cinzia: questa è un’ impresa che vale un ottomila


di Francesca Quattromani


TRENTO. «Stiamo bene, siamo al campo base. Torniamo a casa». Romano Sebastiani di Lavis e Adriano Bonmassar di Trento, bloccati da due giorni nelle bufere del Tibet, sul Shisha Pangma, sono salvi. La telefonata è arrivata ieri mattina alle 5.30, ora italiana, alle rispettive famiglie. Poche parole, su linea satellitare, per comunicare che ce l’avevano fatta: sono riusciti a tornare al campo base da soli, nella bufera, attraverso la neve fresca. Romano Sebastiani, contitolare della Lavis Auto e Adriano Bonmassar, gestore della Malga di Revò, sono attesi la prossima settimana in Trentino. Partiti il 6 aprile, avevano tentato la salita all’ottomila quando sono stati colti dal maltempo. Nutrita la spedizione, quattro alpinisti già tratti in salvo nelle scorse ore, mancavano solo loro. Ieri sarebbero dovuti partire i soccorsi ma loro, i due alpinisti trentini, sono riusciti a tornare senza alcun aiuto. Un’impresa. Per le loro mogli, però, loro sono due uomini. Due uomini che torneranno a casa. Questo vale un ottomila.

Cinzia Bonmassar, moglie di Adriano racconta una notte di attesa. «Sono la prima ad aver sentito Adriano. Sono arrivati questa mattina al campo base (ieri), il rientro in Italia è previsto per il 22 maggio, come da programma. Adriano e Romano stanno bene. Adriano lo ho sentito nel momento stesso in cui è tornato al campo base. Ho avuto fortuna. Stavo chiamando un altro componete della spedizione di cui avevo i contatti. Per fortuna, dopo tanti tentativi, mi ha risposto ed è riuscito a passarmi Adriano, proprio mentre lui stava arrivando al campo base. Ha detto che stava bene». Era la prima volta che Adriano Bonmassar tentava la scalata ad un ottomila, ma ha compiuto molte altre spedizioni, da grande appassionato della montagna qual’è, racconta ancora la moglie. «Sta bene, questo solo conta» chiude Cinzia.

Poco dopo, sotto la stessa tenda, sullo Shisha Pangma, in Tibet, il telefono satellitare avrebbe emesso un nuovo segnale. Dall’altra parte del mondo c’era un’altra donna, Amalia Sebastiani, moglie di Romano. Non ha un solo attimo di esitazione. «Sono stata sempre positiva, pensando alle capacità tecniche e mentali di mio marito. Stamattina abbiamo saputo che è sceso con Adriano. Sono scesi da soli, in autonomia, sono riusciti ad arrivare al campo base. Ci ha parlato mia figlia». Monica, 26 anni, a sentire la voce di papà. «Stiamo bene». Sono poche parole, «sono le sole parole che volevamo sentire, Tra poco torna a casa». Amalia ha sempre avuto fiducia in Romano. «Non avevo dubbi, conoscendo mio marito. E’ una persona che sa quali sono i limiti. Evidentemente le circostanze possono mettere di fronte all’imprevisto e quello, l’imprevisto, nessuno lo può conoscere». Romano, già presidente della Sat di Lavis, istruttore del Graffer di Trento, ha fatto due ottomila «su questo le condizioni erano proibitive -spiega Amalia- Diciamo che ha fatto le più alte montagne dei continenti, gliene mancano alcune. E’ un grande appassionato di montagna, noi lo appoggiamo, non siamo però ai suoi livelli». Romano e Adriano, alpinisti appassionati, dotati di forza di pensiero, oltre che preparazione fisica. Raccontati con gli occhi delle proprie mogli però, sono solo due uomini. Due uomini che hanno compiuto una grande impresa, quella di tornare da una montagna bella da togliere il fiato, ma spietata.















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