Stalking contro la cognata: nei guai
L’uomo è già condannato ma non avrebbe mai smesso di rendere la vita impossibile alla donna
TRENTO. Uno stillicidio quasi quotidiano. Documentato con querele e integrazioni di querele per due anni. E che ha portato una sessantenne a stare così male che le è stata riconosciuta anche un’invalidità come conseguenze dello stalking. Tutto questo succede a Trento e per i protagonisti non si tratta di una novità. Di loro (lui imputato, lei parte lesa) la giustizia ne n’era già occupata con una condanna dell’uomo a due mesi e 20 giorni e ad un risarcimento da 10 mila euro. Ma non era cambiato nulla e - viste le accuse che vengono mosse ora - lui avrebbe continuato a fare di tutto per esasperare lei. Un «atteggiamento persecutorio» nato molti anni fa e che pare abbia avuto come causa scatenante, un’eredità. I due sono cognati e lui (ora settantenne) non avrebbe mai digerito la divisione dei beni. E tutto avrebbe avuto inizio così. L’elenco degli episodi che vengono contestati all’uomo (l’udienza ci sarà domani) è lunghissimo. Si superano le cinquanta «tipologie» e alcune si sono replicate più volte. Non solo. In un caso la donna, come conseguenza dalla «trappola» preparata dal cognato, sarebbe anche caduto procurandosi delle lesioni con una prognosi di circa un mese. Ma di cosa è accusato il settantenne (difeso dall’avvocato Lorenzo Eccher)? In un occasione avrebbe versato dell’olio davanti alla soglia di casa della donna e pochi giorni dopo avrebbe incollato le serrature della cassetta dei contatori. Si sarebbe accanito anche contro le piante della cognata (che si è appoggiata all’avvocato Stefano Daldoss e che forse nell’udienza di domani si costituirà come parte civile) danneggiando una magnolia e facendo morire la salvia, l’alloro e le rose. Si sarebbe incaponito anche contro la macchina della donna versando chiodi davanti al garage ma anche pezzi di vetro e della ghiaia davanti alla porta del box per impedirne l’apertura con il telecomando. Ha anche rovinato la vettura e provocato una crepa, usando un martello alla soglia dell’appartamento della donna. E poi avrebbe lasciato aperto il rubinetto per provocare danni alla casa e danneggiato il cappotto della casa che era stato da poco sistemato. L’avrebbe anche minacciata, le avrebbe sporcato lo zerbino rovesciandoci sopra dell’immondizia e poi sporcato il giroscale con del colore.
Ma non è finita. L’uomo avrebbe pure cercato di impedirle di dormire cantando a squarciagola all’alba e poi ancora sbattendo le porte nel cuore della notte e mettendosi a spaccare la legna e fresare i campi in ore antelucane.
Una lista lunga, lunghissima di episodi che sono stati denunciati dalla donna e che hanno creato in lei uno stato d’ansia che è facilmente comprensibile. E nulla sarebbe cambiato nonostante l’intervento del giudice di pace, un avviso orale da parte del questore, un decreto di allontanamento e la condanna. Una vita difficile se non impossibile quella raccontata nell’atto d’accusa per la sessantenne e che domani mattina sarà raccontata davanti ad un giudice. (m.d.)
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