Spariscono i soldi della zia: lite in tribunale fra i nipoti
Marito e moglie accusati di circonvenzione di due anziani parenti: avrebbero operato su conti e affitti. Loro si difendono ma i cugini chiedono 800 mila euro di risarcimento
TRENTO. È una questione di soldi. Tanti soldi. E di parenti su fronti contrapposti che si danno battaglia in tribunale. Tre sono parti civili (avvocato Valer) e chiedendo un risarcimento da 800 mila euro agli altri due (marito e moglie) che sono imputati e devono rispondere della pesante accusa di circonvenzione di incapace.
Secondo la procura avrebbero trattenuto per loro stessi quasi 550 mila euro, «sfruttando» la possibilità che era stata loro riconosciuta di operare sui conti di due parenti anziani, ricoverati in casa di riposo. Soldi che avrebbero prelevato dai conti correnti attraverso normali prelievi ma anche firmando assegni e pure non versando il guadagno dei canoni di locazione di una serie di immobili che si trovano in città. E che erano intestati all’anziana zia. Accuse che la coppia rifiuta e respinge ed è pronta, tramite i legali Biaggioni e Murgo, a confutare in tribunale.
Ma facciamo un passo indietro per avere un quadro della situazione. Al centro troviamo una donna che non si è mai sposata e che non ha avuto figli, ma ha avuto in grande fiuto per gli affari ed è riuscita nel tempo a mettere insieme un bel patrimonio costituito denaro, investimenti e appartamenti.
Poi c’è un nipote, di una decina di anni più giovane di lei e verso il quale la donna ha un grande affetto e lo tiene con sé anche quando la salute inizia a zoppicare ed entrambi decidono per il ricovero in una casa di cura privata.
A prendersi cura della zia e del suo «protetto», un’altra nipote che, assieme al marito, è ora sul banco degli imputati. Si occupa di tutte le incombenze e riceve le procure necessarie per operare sui conti correnti dei due.
Nel 2015 la zia muore e la nipote - dice - viene nominata erede universale a patto che avesse continuato a prendersi cura del «protetto», sempre ricoverato in casa di riposo. Tutto bene? No perché a questo punto intervengono altri nipoti che temono per le condizioni del «protetto».
Si va dal giudice che nomina uno di questo parenti amministratore di sostegno. Con questo ruolo deve anche controllare la gestione dei conti correnti e in queste verifiche sarebbero state trovate delle difformità. Ossia delle uscite ben superiori a quelle necessarie per prendersi cura dei due anziani.
Ci sono prelievi e assegni che vengono segnati in rosso. Ci sono cifre incolonnate una sull’altra che porterebbero a pensare ad una gestione non rigidissima (e quindi a favore dei due ricoverati) dei conti. Insomma tanti dubbi che sono diventati una denuncia per circonvenzione di incapace, denuncia che è stata portata in procura e sulla quale sono stati fatti degli accertamenti. Che hanno convinto il pubblico ministero che ha quindi redatto un capo d’imputazione contro marito e moglie. I numeri che vengono fatti dall’ufficio inquirente sono relativamente semplici. E di un milione e 130 mila il valore del denaro che è stato prelevato nel lasso di tempo compreso fra il 2011 e il 2015.
Di questi, secondo l’accusa, poco meno di 640 mila sono i soldi che sono stati utilizzati per coprire le spese (come le rette per la casa di cura e la casa di riposo) e le necessità dei due anziani. La cifra che resta, assieme ai soldi (circa 55 mila euro) che sarebbero arrivati dalla riscossione degli affitti, rappresenta il «guadagno» della circonvenzione di incapaci un «guadagno» che sfiora i 550 mila euro. E la battaglia in tribunale va avanti. (m.d.)