il fatto

Sparò al fuggitivo, non va processato

Il pm Ognibene ha chiesto l’archiviazione per il vigile urbano sospettato del ferimento di un diciassettenne in fuga


di Luca Marognoli


TRENTO. Non deve andare a processo, per la Procura, il vigile urbano che sparò alle spalle e ferì, in modo non grave, un diciassettenne che aveva speronato un’auto della polizia locale, dopo un rocambolesco inseguimento nella galleria del Bus de Vela. Il pm Davide Ognibene ha presentato infatti una richiesta di archiviazione del fascicolo, che era stato aperto contro ignoti. Ha chiesto copia degli atti, preannunciando opposizione, il legale del giovane, Giuseppe Benanti.

L’episodio, avvenuto nelle prime ore di domenica 3 luglio, aveva suscitato clamore, perché la Fiat Qubo intercettata dai vigili, non essendosi fermata a un posto di blocco a Montevideo, era stata inseguita da una pattuglia dei vigili che aveva poi speronato finendo ruote all’aria, ma soprattutto perché i quattro giovani che erano a bordo - tutti minorenni, extracomunitari residenti in città e con precedenti penali - avevano tentato la fuga e uno di loro, il conducente, era stato raggiunto da un colpo di pistola esploso da un agente. Solo il giorno dopo si era scoperto che il diciassettenne era rimasto ferito alla parte superiore di una gamba: il giovane infatti era riuscito a sfuggire ai vigili ed era tornato a casa, dove si era medicato da solo. La polizia locale era risalita a lui e a un quarto ragazzo - datosi alla macchia anche lui - grazie alle informazioni fornite dai due che erano stati invece fermati in un bosco nei pressi di Cadine.

Due le motivazioni in base alle quali, secondo il pm, non sarebbero ravvisabili responsabilità penali a carico di chi ha sparato. Il magistrato ritiene non congruente la ricostruzione dei fatti presentata nella querela, per quanto riguarda il numero di colpi esplosi. Dalla relazione di servizio predisposta dal comando della polizia locale sembrerebbe infatti che il colpo sparato sia stato uno solo, sulla base della conta di quelli mancanti. La querela parlava di tre o quattro, perché questo è quanto sarebbe stato riferito da uno degli altri ragazzi fuggitivi. La stessa relazione - e questa è la motivazione principale - dice che il colpo è stato sparato per terra e che solo per una casualità è rimbalzato e ha colpito il ragazzo.

«Chiederò che sia sentito almeno un altro dei ragazzi presenti per confermare il numero dei colpi esplosi», spiega l’avvocato Benanti. «Farò presente poi, che anche se fosse veritiero che l’agente ha sparato per terra, c'è stata comunque una negligenza importante da parte sua nella circostanza. Anch’io ho il porto d’armi e posso confermare che una regola di comportamento basilare prevede di rivolgerle le armi cariche sempre verso l'alto, a maggior ragione se si spara un colpo di avvertimento. Mai per terra, perché in quel caso il primo rischio è di ferire qualcuno, cosa che è accaduta».

Il diciassettenne aveva riportato ferite giudicate guaribili in 20 giorni: non c’erano quindi i presupposti per procedere d’ufficio. Per le accuse di furto (l’auto era risultata rubata) e resistenza a pubblico ufficiale, c'è stata finora solo un'udienza, davanti al gip del tribunale dei minori, per la convalida della misura cautelare di messa alla prova in una comunità protetta, dove il diciassettenne già si trovava per un precedente procedimento.













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