Sono una cinquantina i bebè nati sottopeso ogni anno
TRENTO. “Facciamo il nostro lavoro”, questa la frase ripetuta tante volte da Massimo Soffiati, direttore dell'unità operativa di neonatologia del S. Chiara. Una frase che non intende una prassi...
TRENTO. “Facciamo il nostro lavoro”, questa la frase ripetuta tante volte da Massimo Soffiati, direttore dell'unità operativa di neonatologia del S. Chiara. Una frase che non intende una prassi meccanica, ma l'impegno con il quale lui e la sua equipe svolgono ogni giorno il proprio compito. Perché fare il proprio lavoro, per Soffiati, significa farlo bene. Per questo il caso di Matilda non è stato nulla di complicato per il reparto. Ogni anno sono infatti una cinquantina i bambini che nascono prematuri nell’ospedale di Trento, alcuni dei quali in situazione di prenatalità estrema, ovvero in data inferiore alle ventinove settimane di gestazione, e con un peso inferiore ai 1500 grammi. Lo scorso anno il S. Chiara ha ottenuto per la seconda volta la certificazione BFH (“baby friendly hospital”), per l'alta qualificazione dell'assistenza alle madri e ai neonati, con un'eccellenza che riguarda la promozione e il sostegno dell'allattamento materno. Grazie alla banca del latte, infatti, sono quasi l'80% i bambini ricoverati in terapia intensiva neonatale che vengono nutriti con latte materno. «Matilda sta migliorando rapidamente - dice Soffiati -il suo percorso è ottimo, considerate le difficili condizioni in cui è nata. È stato seguito il protocollo che applichiamo sempre in caso di prenatalità, senza complicazioni». La terapia intensiva neonatale del S. Chiara dispone di sette posti letto e un posto di emergenza. Non solo, è presente un gruppo di ostetriche specializzate nell'assistenza dei neonati con patologie a complessità minore, come ad esempio situazioni di grave sottopeso o infezioni neonatali lievi.
Anche ai prematuri nati in Trentino, il sistema sanitario nazionale mette a disposizione le cure post-nascita durante i primi anni di vita, con visite pediatriche, fisioterapiche e neuropsichiatriche, per il monitoraggio costante delle loro condizioni di salute. «La stessa attenzione - prosegue Soffiati - la poniamo nell'osservare i criteri di dimissione. Proprio perché si tratta di bambini un po' speciali è necessario che prima di tornare a casa abbiano raggiunto un peso adeguato, un'età gestazionale superiore alle 35 settimane e una completa autonomia respiratoria e alimentare». (a.som.)