Sindacati nel caos, Aquafil non garantisce i posti di lavoro
La Uil ha chiesto tutele per tutti i 504 dipendenti mettendo in discussione l’accordo più recente. L’azienda alla rsu: pronti a rinunciare al contributo provinciale per il progetto di investimento
ARCO. All'indomani del di per sé teso incontro tenutosi in Provincia tra azienda e rappresentanti dei lavoratori per cercare un accordo sul mantenimento di un certo livello occupazionale a fronte della concessione di un contributo pubblico, si è innescata una situazione piuttosto caotica all'Aquafil di Arco, o per meglio dire tra referenti delle principali sigle e dirigenti: l'unitarietà del fronte sindacale sul tema del contendere (e forse non solo) sembra messa alla prova - almeno per il momento - e appellandosi a ciò i vertici dello stabilimento hanno deciso di fare marcia indietro, rinunciando da un lato al contributo e dall'altro a garantire i posti di lavoro.
Il consigliere delegato Adriano Vivaldi ha comunicato alla rsu interna che a fronte della richiesta di una parte sindacale di mantenere più lavoratori (ossia tutte gli attuali, 504) nella sede arcense rispetto a quelli previsti (493) nella presentazione del progetto di investimento alla Provincia (1,5 milioni di euro di spesa già effettuata), dove si prevedeva poi un contributo provinciale (750 mila euro in 5 anni), e viste inoltre le "lotte intestine tra sindacati", l'azienda ha deciso di ritirare tale domanda di finanziamento. Restano pertanto in essere le garanzie occupazionali per gli attuali dipendenti tutelate con l'accordo del 6 dicembre 2013 che copre il triennio 2014-2016, ma allo stato attuale decade la possibilità di tutela di un numero inferiore ma comunque significativo di lavoratori fino al 2020 come previsto nel progetto di finanziamento.
Nel faccia a faccia dell'altro giorno Mario Cerutti della Filctem Cgil aveva abbandonato il tavolo dopo breve tempo e aveva poi comunicato di escludere che ci siano le condizioni per firmare l'accordo, Alan Tancredi della Uiltec Uil era rimasto a trattare fino alla fine chiedendo l'aumento delle unità lavorative tutelate, mentre la Femca Cisl, visto anche il brutto infortunio capitato a Marco Ravelli, era assente. Come aveva preannunciato, poi, Cerutti (convinto che in particolare con l'acquisizione di un concorrente scozzese le condizioni siano cambiate e che le "buone pratiche sindacali" previste non siano state rispettate) - parlando del delinearsi di una sorta di rapporto "privilegiato" tra l'azienda e una singola organizzazione sindacale (il riferimento sembra proprio essere a Uiltec Uil) - ha richiesto formalmente un incontro in Confindustria a Trento con l'azienda per rivisitare l'accordo precedente, ossia quello del 6 dicembre 2013, che garantiva i livelli occupazionali a fronte di qualche sacrificio da parte dei lavoratori. Un accordo che Tancredi di Uiltec Uil (a sua volta polemico con Cerutti per aver cambiato idea sull'intesa) non ha mai "amato", ma che a suo dire a questo punto sarà difficile - se non impossibile - modificare, vista la sua durata triennale.