Si finge direttrice di banca: maxi raggiro all’anziano
La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace l’indagata e una complice hanno spillato 29 mila euro alla vittima
TRENTO. Ha dato un passaggio a una donna e questo gesto di generosità gli è costato 29 mila euro. Un trentino residente a Trento sud ha denunciato di essere stato vittima di un raggiro da parte di una donna di 49 anni originaria del Kosovo. La Procura di Trento ha già chiesto il rinvio a giudizio per la donna accusata di circonvenzione di incapace in concorso con un’altra donna che si è finta direttrice di un istituto bancario.
L’incubo per l’uomo, che soffre di ansie depressive, è iniziato nel gennaio dell’anno scorso quando ha dato un passaggio a una donna. Durante il tragitto, questa ha iniziato a confidarsi e ha detto all’uomo di avere gravi problemi economici. L’uomo non ci ha pensato un momento e ha subito consegnato alla donna 500 euro che aveva con sé. Non lo avesse mai fatto. La donna nei giorni seguenti lo ha contattato più volte e gli ha detto che la sua situazione economica era disperata e che aveva bisogno di un prestito che avrebbe prontamente restituito.
L’uomo ha creduto al racconto della donna che aveva conosciuto per caso e ha iniziato a darle soldi. Molti soldi. Ogni volta le consegnava centinaia di euro, se non migliaia. La donna gli aveva detto che aveva bisogno di quei soldi per uscire dalla situazione di difficoltà. Infatti con il deposito di quei soldi avrebbe ottenuto una grossa somma che doveva ricevere.
L’uomo sulle prime si è fidato delle parole della donna, ma poi ha iniziato ad avere dei dubbi. Così la beneficiaria della sua generosità gli ha fatto telefonare da un’altra donna. Quest’ultima si è presentata come la direttrice di un istituto bancario della zona e ha rassicurato l’uomo dicendogli che effettivamente la donna cui stava prestando del denaro aveva bisogno di quei soldi per sbloccare un vero e proprio capitale.
In questo modo il trentino ha continuato a versare soldi alla donna che lo aveva raggirato. Ha continuato ad esaudire ogni richiesta per mesi, fino al novembre 2013. Poi, visto che non gli veniva restituito neanche un soldo, ha deciso di chiedere spiegazioni. Ma la donna era vaga. A questo punto, l’uomo ha capito che qualcosa non andava e ha presentato denuncia.
Gli inquirenti hanno consigliato l’uomo di dare un appuntamento alla donna per la consegna del denaro. All’appuntamento sono andati loro. L’uomo ha indicato quella che secondo lui è la truffatrice. Poi sono partite le indagini telefoniche e si è visto che le chiamate all’uomo partivano da cellulari di parenti della donna. Così la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace in concorso con la sedicente direttrice, che è restata ignota, in considerazione del fatto che l’uomo raggirato soffre di ansie depressive.