Si crea la ricetta in casa per avere il sonnifero 

Il sessantenne aveva assemblato il timbro di un medico per farsi le prescrizioni La scusa? Voleva risparmiare tempo e non gravare troppo sui famigliari



TRENTO. Una serie di patologie molto dolorose che gli impedivano anche di dormire. E di uscire di casa per andare da medico e farmacista. Non volendo pesare troppo sul fratello che si prendeva cura di lui, aveva escogitato una «scorciatoia» per avere il sonnifero e far risparmiare tempo al famigliare. In pratica ha falsificato delle ricette mediche con tanto di timbro auto assemblato. Ma è stato scoperto ed è finito a processo dal falso materiale commesso da privato. Messo alle strette ha ammesso ogni cosa e ha patteggiato una pena (sospesa) a due mesi e dieci giorni di reclusione.

In base alla ricostruzione che è stata fatta dalla procura, il 60enne riteneva di aver bisogno di un sonnifero a base di lormetazepam (che è un farmaco che appartiene alla classe delle benzodiazepine, ossia uno psicofarmaco) ma per accorciare i tempi, aveva anche deciso di fare tutto da solo. Aveva acquistato un timbro componibile in un supermercato e aveva ricreato in casa quello di un medico della sua zona. Con quello aveva timbrato alcuni fogli bianchi riempendoli con l’indicazione del farmaco e di fatto creando una ricetta bianca. Con questa in mano era stato il fratello (ignaro di tutto) ad andare in farmacia almeno in un paio di occasioni a ritirare le gocce auto prescritte. A nome dell’anziana madre, però. Ad accorgersi di qualche incongruenza era stato il farmacista che per scrupolo aveva contattato il medico segnato nel timbro. Che era caduto dalle nuvole: quel timbro lo usava per le fatture, non per le ricette e la donna indicata nella ricetta non era neppure una sua assistita. La segnalazione è quindi stata girata ai carabinieri che hanno iniziato a fare dei controlli, arrivando ad individuare l’uomo che si presentava in farmacia con quella ricetta bianca. E che non capiva nulla di quello che stava succedendo.

A chiarire la situazione, il fratello di quest’ultimo che ha quindi raccontato quello che aveva fatto. E cioè della necessità di assumere quei farmaci per placare i dolori almeno nelle ore del riposo, della sua volontà di pesare il meno possibile sul famigliare che si prendeva cura di lui. Ed infine della «trovata» del timbro auto assemblato e delle ricette prodotte in casa. La vicenda è finita in tribunale con l’accusa di falso e si è conclusa, come detto con il patteggiamento. Al sessantenne sono state riconosciute le attenuanti generiche.

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