«Sfregio» sui pascoli di Malga Zanga: arriva la Forestale
Velo, circuito per le mtb fuori dal tracciato autorizzato. La titolare: «Ho sbagliato». Gara di domenica annullata
ARCO. Ad onor del vero, va subito detto che Alessandra Marchiotto si è cosparsa il capo di cenere: «Ho sbagliato e pagherò quel che c’è da pagare». Ma la gestrice di Malga Zanga, il locale di proprietà del Comune di Arco situato sui pascoli del monte Velo, non ci sta a passare per una sorta di Attila di montagna.
Ieri mattina la Forestale le ha fatto visita (non per caso) e ha riscontrato un evidente, lungo solco nella parte alta dei pascoli, un solco fatto con un escavatore, non certo a mano: «Avevo chiesto ed ottenuto dall’amministrazione comunale l’autorizzazione per realizzare un circuito per la mtb a valle della malga, in un tratto boschivo e in un altro prativo, così da incentivare la pratica della mountain bike e portare sul Velo un po’ di clienti. Ho pensato poi di allungare di 3-400 metri il tracciato per chiudere l’anello. Ho sbagliato, me ne rendo conto e non ce l’ho con la Forestale che ha fatto il proprio dovere. Ma non era certo mia intenzione rovinare il pascolo: non ho toccato un solo sasso, volevo semplicemente segnare il tracciato che comunque verrà battuto dalle biciclette. Abbiamo già ricoperto tutto: non si vedrà nulla».
Detto questo, Alessandra Marchiotto (da un anno alla guida di Malga Zanga: «Pago 1.700 euro al mese di affitto») ci tiene a sottolineare le mille difficoltà con cui si ritrova a dover combattere: «Io ho puntato moltissimo sulle mountain bike e non ci si rende conto di quale danno abbiano fatto le multe che i ciclisti stranieri hanno preso sui nostri sentieri: è sufficiente visitare qualche blog tedesco per avere la dimensione del problema. E’ successo anche ai miei clienti, che spesso però non hanno indicazioni adeguate per poter percorrere i sentieri autorizzati. Sul monte Velo, per altro, ce n’è solamente uno, il sentiero dei Martini». Domenica, tra l’altro, era in programma una gara di mtb, la Torbole Freeride, annullata proprio a causa dell’intervento della Forestale.
Questo episodio è l’ennesima dimostrazione della difficilissima convivenza tra le biciclette e la montagna.