TRENTO

Sfratto al Centro Bruno: «Via dal prossimo giugno» 

Ex Italcementi, loro non ci stanno: «Senza di noi la città sarebbe più triste». E poi l’accusa: «La lettera è arrivata in vista della campagna elettorale»



TRENTO. Lo “sfratto” scatterà il prossimo giugno, ma il Centro sociale Bruno ieri ha voluto mettere le mani avanti: «Noi di qui non ce ne andiamo, la città ha bisogno di un posto come questo». Per chiarire il concetto Filippo Rigotti e Anna Irma Battino hanno convocato una conferenza stampa: «Patrimonio del Trentino (che è la società proprietaria dell’immobile a margini dell’area Italcementi, ndr) nel giugno scorso ci ha inviato una raccomandata per chiudere il contratto. La motivazione? I progetti per la valorizzazione dell’area. Abbiamo tempo fino al prossimo giugno, ma non capiamo tutta questa fretta: passeranno anni prima che quest’area venga destinata ad altri progetti. La realtà è che siamo in campagna elettorale e a qualcuno fa comodo averci fuori di qui...».

Nel frattempo gli attivisti del Bruno rivendicano il proprio ruolo di casa aperta (antifascista) all’interno della città: «Abbiamo laboratori di sartoria, un’officina per le biciclette, uffici per le associazioni, ma anche spazi per le proiezioni, per i concerti, una bio-osteria e spazi per le lezioni di italiano agli stranieri. Trento ha bisogno di un posto come questo». Le bollette le pagano regolarmente, per il riscaldamento usano alcune stufe a pellet l’affitto invece è gratis: «L’accordo con Patrimonio del Trentino non prevedeva pagamenti, ci hanno anche prestato il denaro che è servito per alcuni interventi che abbiamo regolarmente restituito».

Davvero dovranno andarsene il prossimo giugno? «La comunicazione che abbiamo ricevuto dice così, poi è chiaro che non ci faremo grandi problemi a restare come semplici... occupanti».

La storia del Centro sociale iniziò una dozzina di anni fa, con la prima occupazione di un edificio (che ora non c’è più) nell’area Ex Zuffo: «Ora ci sono una quindicina di parcheggi, era meglio quando c’eravamo noi...». Poi una breve occupazione all’ex studentato Mayer di Corso Buonarroti (ora completamente ristrutturato) e infine l’ex Dogana (vicino alla stazione della ferrovia Trento Malé). Quello in Lung’Adige San Nicolò, vicino alla Motorizzazione Civile, è l’ultimo atto, iniziato quattro anni fa con un regolare contratto per l’uso in comodato gratuito della struttura: un’occupazione “di lusso” che ora però rischia di terminare. E loro non ci stanno: «La città senza di noi sarebbe più triste».













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