Separarsi senza distruggersi, si può

L’Alfid, trent’anni di mediazione familiare: sostegno alla coppia e ai figli. Giovedì un convegno a Trento


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. «Ero disperata. Quando un amore muore, anche senza una precisa causa, e c’è un figlio possono cominciare le prime violenze fisiche e psicologiche, i tradimenti. Sorge e cresce la paura della convivenza. Così è stato per me. Per un po’ ho sopportato, poi un’amica mi ha detto di andare all’Alfid perché lì …». Roberta (il nome è di fantasia), straniera, da molti anni in Italia, ha 37 anni e una figlia di sei. Racconta il fallimento del suo matrimonio con un connazionale. Racconta soprattutto il modo con cui attraverso i mediatori dell’Alfid è riuscita a separarsi con dignità e a trovare un adeguato modus vivendi. Dapprima ha avuto da questa associazione una stanza in un appartamento protetto ed ora, pur con fatica, riesce ad essere autonoma vivendo con la sua bambina, facendola crescere il più serenamente possibile.

È una delle tante storie che rappresentano la triste ragnatela di una parte della nostra società, costruita sulla famiglia o sulle coppie di fatto, ragnatela certamente non onnipresente ma che non risparmia alcuna categoria sociale, culturale ed economica. Dietro la separazione di Roberta c’è stato un vero e proprio esaurimento d’amore dovuto alla progressiva scoperta della incompatibilità di carattere. Ma altre cause possono essere alla base del fallimento: alcolismo, tossicodipendenza, disagio mentale, violenza fisica e psicologica, infedeltà, forme di abuso e sopraffazione.

I numeri. In Trentino sono davvero allarmanti: dal 2001 al 2010 sono stati celebrati 18.513 matrimoni e si sono avute 6.965 separazioni legali con una media (statisticamente impropria, ma realistica) di 37 separazioni su 100 unioni. Questo è il panorama sociale, e più propriamente familiare, che Alfid (Associazione laica famiglie in difficoltà) con i suoi consulenti ha affrontato del tutto gratuitamente (sperando di poterlo continuare a fare) nei suoi primi trent’anni di attività.

Il convegno. Di questo trentennio l’associazione propone un’analisi giovedì alle 17 nella sala grande della Fondazione Bruno Kessler di via Santa Croce con il convegno “Legami/Legacci” (e, in esplicazione: “tra affetti e diritti nelle separazioni di coppia”). Al tavolo dei lavori la presidente della associazione Sandra Dorigotti, l’assessore provinciale al welfare Ugo Rossi, la psichiatra e psicoterapeuta Simona Taccani e il magistrato, ex presidente del Tribunale di Trento, Battista Palestra. Una riflessione sui cambiamenti culturali, di costume, etnici e religiosi della comunità trentina che sono alla base della crisi delle coppie e delle famiglie.

La missione dell’Alfid. Alfid va in soccorso a chi ne fa richiesta (anche semplicemente telefonica) applicando con i suoi mediatori criteri valutativi al di là delle convinzioni religiose o morali, dunque - come chiarisce lo stesso acronimo - criteri rigorosamente laici o aconfessionali. Il suo obiettivo, infatti, non è ricucire strappi famigliari spesso irrecuperabili, ma organizzare, mediare e pilotare le coppie verso la separazione con equilibrio sociale, legale e logistico con particolare attenzione alla fase più delicata: quella della eventuale presenza di figli minori. I figli, poi, per l’Alfid, sono il problema dentro il problema. E’ dunque un organismo che non è la panacea di tutte le crisi familiari, bensì il suggeritore di un percorso che porti ad una separazione con consapevolezza e stile.

L’importanza sociale dell’Alfid, finanziato in toto dalla Provincia che dà in comodato gli uffici e sostiene le spese dei sei dipendenti, è testimoniata dai numeri. Dal 2007 al 2011 sono stati 3982 gli utenti di cui il 75% donne; 91 sono stati gli “utenti” stranieri. La fascia d’età che più frequentemente si è rivolta a questa associazione (poco meno del 50 per cento del totale) è quella dai 40 ai 50 anni.

Ebbene, discutendo di “Legami e Legacci” si potranno vedere in filigrana le trasformazioni della società con matrimoni sempre più civili e meno religiosi, con il fenomeno delle coppie di fatto, con matrimoni misti di diverse nazionalità e religioni e tanto altro ancora. Si scopriranno difficoltà psicologiche, aspettative di coniugi sempre nuove rispetto al passato, indebolimento della figura paterna e un rafforzamento di quella materna quando la donna lavora anche fuori casa, incertezze comportamentali che sono sorelle o figlie di moduli educativi e culturali differenti se non contrastanti. Bocciatura, ad esempio, dei matrimoni misti? La presidente Sandra Dorigotti è cauta: «Un matrimonio misto con l’incontro di culture e religioni diverse può essere l’architrave di una futura società più giusta ed equilibrata. Accade in natura quando si incrociano razze diverse. Perché, alla lunga, non potrebbe verificarsi sul piano culturale? ».

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