Senza dimora, 1.220 persone in fila per avere un posto letto
Il Caso della settimana. In aumento gli emarginati che nel 2018 si sono rivolti allo Sportello Unico di accoglienza Tra gli uomini la crescita è dell’8,3%. Un terzo sono trentini e il 62% del totale sono persone sconosciute ai servizi
Trento. L’”housing first” (l’alloggio pubblico messo gratuitamente a disposizione di un clochard in cambio di una sua compartecipazione alle spese di vitto per quanto possibile in base ai mezzi di sostentamento) è solo una delle frecce all’arco del sistema dell’accoglienza trentina. Una freccia - come abbiamo visto in questi giorni - innovativa e dalle grandi potenzialità, ma pur sempre una nicchia nel vasto mondo dell’emarginazione.
Una fotografia di questo universo fatto di sofferenza e (spesso) sfortunate scelte di vita la fornisce ogni anno lo Sportello Unico dell’accoglienza, la struttura provinciale che offre la possibilità di fare richiesta per un posto letto, con carattere di temporaneità, ed essere inseriti nella lista d'attesa per l'accesso ai dormitori, le strutture operative sul territorio provinciale che offrono un luogo sicuro dove trascorrere la notte.
Senza tetto in aumento
Dopo un anno (il 2017) che aveva fatto registrare una lieve ma pur sempre significativa diminuzione del numero di persone che si erano rivolte allo Sportello, questo numero è tornato invece a crescere nel 2018. Le domande complessive gestite dalla struttura di via Endrici 27, l’anno passato sono state 2479 per un totale di 1220 persone fisiche. Nel 2017 erano stati 1192.
Crescita tra gli uomini
Analizzando più nel dettaglio i dati, l’aumento più significativo (+8,3%) si è registrato tra gli uomini che sono stati complessivamente 922 per un totale di 1973 richieste. Decisamente più contenuti, al contrario, i numeri relativi alle donne: in tutto 298 persone per 506 richieste, ma lo sbilanciamento a sfavore dei maschi è ormai consolidato.
Interessante da rilevare anche il dato relativo all’età dei senza tetto che richiedono un posto nei dormitori a disposizione in provincia di Trento. Nel corso del 2018 la fascia d’eta maggiormente rappresentativa tra gli italiani è stata quella tra 46 e 55 anni, mentre tra gli stranieri si scende tra i 26 e i 35 anni. Il 62% degli utenti sono state persone nuove, nel senso che non erano prima conosciute dai servizi dell’accoglienza.
Molti i trentini nelle liste
Passando ai paesi di provenienza degli uomini, spiccano i pakistani seguiti dagli italiani e in terza posizione i marocchini. Tra le donne al primo posto di sono le ucraine, al secondo le italiane e al terzo la Romania (nel caso delle donne, come risulta evidente dai paesi di provenienza, la maggior parte delle utenti sono badanti che per le ragioni più svariate hanno perso il lavoro e non hanno un luogo sicuro dove dormire).
Interessante è anche l’analisi della residenza. Tra gli uomini quelli residenti o ex residenti in provincia di Trento sono stati 333, quelli senza residenza dichiarata 377 e i residenti in altre province italiane 193. Per le donne dati analoghi: 141 quelle residenti (o ex residenti) in Trentino, 54 quelle residenti in altre province italiane e 98 quelle che non dichiarano una residenza.
Gli altri servizi della Provincia
Oltre ai dormitori, la Provincia e le varie associazioni che operano nel settore dell’accoglienza mettono a disposizione altri servizi e strutture alle quali, però, si accede dopo essere passati per la valutazione dei servizi sociali. Quindi un accesso non diretto, ma mediato. È tra questa seconda “offerta” di accoglienza che vanno ricompresi gli alloggi pubblici dell’housing first: «Un’idea innovativa - commenta Daniela Borra del Servizio politiche sociali - che ha dimostrato di funzionare sia in Usa, che in Europa che in altri comuni italiani con cui il Trentino è in rete».