il caso

Se la Memoria diventa «Living» e il nazi-fascismo viene annacquato

Molte le iniziative della Giornata della Memoria: 50 relatori e 7 testimoni diretti tra cui Oleg Mandic, l'ultimo bambino di Auschwitz. Colpisce il nuovo packaging, «pop» ed «easy», che parla solo della Guerra


Gigi Zoppello


TRENTO. Hanno preso il via ieri le molte e lodevoli iniziative della Giornata della memoria, che vedranno centinaia di eventi (persino i Marlene Kunz a suonare per il clima), con molti relatori, la proiezione di film e documentari e la presentazione di libri (alcuni ristampati). Tutto molto bello. Forse pure troppo.

Sì perché la Giornata della Memoria è diventata quest’anno in Trentino un evento pop, tutto colorato, con un «packaging» accattivante.

Intanto, per cominciare, dal nome. La Giornata della Memoria diventa «Living Memory». Un nome che è una via di mezzo fra un gioco di carte per bambini ed una rivista di architettura.

Il cartellone è stato presentato in Provincia, con tanto di conferenza e comunicato stampa della giunta. Peccato che da nessuna parte, in tutto il comunicato, vi compaiano le parole «nazismo» e «fascismo». O «nazifascismo», se vogliamo farla breve.

Per la velina della giunta provinciale dunque il «Living Memory» è dedicato agli «orrori della Seconda Guerra Mondiale». Quali orrori? Tutti, indistintamente? Dalle dune di Tobruk all’invasione della Finlandia? Dai lager inglesi in India all’occupazione africana?

Per carità, il programma è ben dettagliato, gli incontri interessanti: «Living Memory, il "Festival della Memoria", fino al 27 gennaio porterà a Trento oltre 50 relatori e 7 testimoni diretti». Apprezzabili gli appuntamenti, come quello con Oleg Mandic, «l’ultimo bambino di Auschwitz». Un sopravvissuto - fra gli ultimi in vita - che racconta di persona.

Il tema di quest’anno, poi, è molto accattivante: «Il tema di quest'anno è la spersonalizzazione subita durante il secondo conflitto dalle persone, la perdita di diritti, la de-umanizzazione concretizzata nei ghetti e nei campi di concentramento e sterminio» ci spiega il comunicato stampa. Chi abbia cancellato i diritti, chi abbia creato i campi di sterminio, chi abbia costruito i ghetti, chi abbia promulgato le leggi razziali, lo lasciamo all’immaginazione dei partecipanti.

Va detto che - quest’anno - la Provincia apparentemente non c’entra niente: ha lasciato fare tutto all’associazione «Terra del Fuoco Trentino», già organizzatrice delle iniziative del Treno della Memoria. E che quindi di lager e nazi-fascismo se ne intende.

Quindi la Provincia ha solo dato un contributo, come ci spiega il comunicato di piazza Dante: «A questa edizione di Living Memory 2023 hanno collaborato, accanto ai partner storici e scientifici, ovvero il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau e la Fondazione Museo storico del Trentino, anche la Fondazione Caritro, il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, "Cinecittà S.p.A. - Archivio Storico Luce", la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale; vi è poi il patrocinio e il contributo della Provincia autonoma di Trento. Il Festival è organizzato dall'associazione Terra del Fuoco Trentino, già impegnata con l'organizzazione per il Nord Est italiano del progetto Treno della Memoria».

Abbiamo quindi - speranzosamente - inquadrato il QR code che dal coloratissimo manifesto ci rimanda a una pagina internet: quella della “Terra del Fuoco Trentino”, appunto.

Che cosa contiene? Ottima grafica, tanti colori, ed un menu laterale che ci propone un filmato sui Treni della Memoria, una rassegna stampa dei giornali, e persino un tasto «TdF eventi On Air».

Per saperne di più su «Living memory» non resta che affidarsi al «cartellone» (bello, sfondo giallo, grafica chiara, giorno per giorno).

Oppure al video - fra violoncelli strazianti in licenza CC e immagini d’epoca - nel quale tocca a Maurizio Ferrandi, direttore del Museo Storico di Trento da alcuni decenni, spiegare che era ora di cambiare.

E allora sì che si capisce tutto: «Io credo - commenta Ferrandi - che stiamo inaugurando una formula nuova, grazie alla consapevolezza che le forme un po’ tradizionali del fare memoria hanno bisogno sempre di un aggiornamento, di una revisione. E specialmente credo del contributo attivo di chi poi è il destinatario della Memoria». E quindi largo ai giovani, com’è giusto che sia.

In fondo al breve video, un brano tratto dalla piece teatrale sul processo di Norimberga. Si parla di SS, si parla di lager. Ma anche in questa parte, alla fine, mancano del tutto le due parole scomode: «nazismo» e «fascismo».

«Il futuro del mondo è nelle vostre mani giovani, state attenti a non ripetere mai questa storia» ripete in video la direttrice Lydia Maksimovicz. E Roberto Forte conclude: «A partire dalla scelta delle cose che vogliamo ricordare, facciamo delle scelte». Anche coraggiose.

 













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