Scure sui mini-ospedali, ma il Trentino dice no
Rossi e il decreto del governo sulla spending review: «Sanità, soldi nostri e decidiamo noi. Abbiamo già tagliato, nelle valli presidi con alcune funzioni»
TRENTO. I piccoli ospedali trentini, quelli con meno di 120 posti letto, Tione, Cavalese e Borgo Valsugana, non sono a rischio chiusura. La scure che il governo si prepara a calare sulla sanità per ridurre la spesa pubblica non dovrebbe coinvolgere la Provincia di Trento. Le prime informazioni sui contenuti del decreto legge sulla spending review, che ieri sera il ministro della salute Renato Balduzzi ha presentato alle Regioni, non preoccupano l’assessore provinciale Ugo Rossi: «La sanità - spiega - è una competenza primaria della Provincia, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione e le risorse. Noi non partecipiamo al riparto del fondo sanitario nazionale, e quindi decidiamo noi come gestirci e quanto spendere per la sanità».
Le prime indiscrezioni sulla bozza di decreto del governo citavano le Province autonome di Trento e Bolzano, chiamate - con tutte le Regioni - ad adottare «tutte le misure necessarie a prevedere, entro il 31 ottobre 2012, la cessazione di ogni attività dei presidi ospedalieri a gestione diretta delle Asl con un numero di posti letto inferiore a 120 unità e la conseguente immediata chiusura». In Trentino sono 3 gli ospedali pubblici sotto quota 120: Tione, Cavalese e Borgo, che insieme raggiungono 253 posti letto. Ma Rossi chiarisce: «Questo per noi non fa testo. Quando a Roma scrivono le norme si usa inserire la formula “Regioni e Province autonome”, ma poi si chiarisce che vanno rispettati gli Statuti di autonomia. Le risorse le mettiamo noi e quindi non possono dirci cosa fare. Noi da tempo abbiamo detto che gli ospedali di valle restano e sono una risorsa, ma con una logica diversa dal passato. L’ospedale di valle ha delle funzioni di base più alcune funzioni specialistiche, ma certamente non può avere tutto. Sono ospedali che vanno messi in rete in un’ottica di razionalizzazione della spesa ma anche di garanzia della qualità dei servizi, che non si raggiunge facendo tutto dappertutto».
Quanto agli altri tagli previsti dal decreto - su farmaci, forniture e servizi - Rossi assicura che «il Trentino è già più che in linea sulla stragrande maggioranza delle misure di razionalizzazione della spesa». Vale per esempio per la spesa farmaceutica, «dove Trento e Bolzano hanno il livello più basso d’Italia perché da anni hanno messo in campo programmi di risparmio». Certo è, avverte l’assessore, che «tutti dobbiamo riflettere che la tendenza non solo nazionale ma anche europea è di un sempre maggiore controllo della spesa sanitaria, visto l’invecchiamento della popolazione. Ma noi abbiamo già messo in campo tante misure di decrescita e non c’è assolutamente da essere preoccupati».
Ma se il Trentino può dirsi al riparo dai tagli alla sanità, Rossi non nasconde di condividere la preoccupazione delle altre Regioni: «La sanità italiana esce benissimo dal confronto con i migliori paesi europei per il rapporto tra qualità e spesa, per cui vedo con stupore un’entrata così forte del governo sul settore della sanità. Che ha bisogno di operare tante razionalizzazione, ma non di tagli lineari. Se dovessi pensare a una forte riduzione della spesa, penserei prima a una cosa di cui non si parla mai, l’accorpamento delle forze di polizia. In Italia pare un tabù, ma credo che porterebbe a risparmi maggiori».
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