LA PROTESTA

Scuola, salvi gli scrutini in Trentino

In attesa delle decisioni delle altre sigle, la Fenalt esclude lo sciopero: «Ma le riforme di Renzi e Rossi non ci piacciono»



TRENTO. Gli Stati generali della Scuola Trentina non aderiranno allo sciopero degli scrutini, preferendo una serie di flash mob finalizzati alla sensibilizzazione per la criticità del momento vissuto dalla scuola trentina. Nei confronti della riforma Rossi, la contrapposizione è decisa e parte da una constatazione: «Il presidente Rossi ha recentemente dichiarato che la scuola trentina, va oltre la “buona scuola” di Renzi. Per lui è una soddisfazione, ma per noi invece una serie preoccupazione».

Prima di tutto perché la scuola si appresta ad un cambiamento epocale dal quale secondo la Fenalt, è stato completamente escluso il corpo docente. «Una riforma di questa portata sarebbe dovuta partire dal basso e non imposta dall'alto come invece è successo sia a livello governativo che locale».

Considerazioni espresse ieri nel corso dell'assemblea promossa dagli Stati Generali della Scuola dove è stata messa in discussione anche la nuova figura che andrà ad assumere il preside al quale è stata concessa troppa discrezionalità nelle scelte. Il problema è che dopo un colloquio individuale, sarà solamente il preside a decidere l'eventuale assunzione di un supplente. Un potere decisionale che fa temere che molti insegnanti «non mantengano la schiena dritta, pur di avere l'incarico». Contestata anche l'acclamata stabilizzazione dei precari che prima di tutto non riguarda l'intero numero, ma solo una parte che andrà a essere contrattualizzata con un accordo triennale: «Ci domandiamo cosa succederà dopo a tutti questi insegnanti interessati solo – si è chiesto Nicola Zuin della Fenalt – da una soluzione temporanea. Il problema è che anche a Trento è passato il concetto renziano che la scuola produca studenti, tralasciando che invece li dovrebbe formare».

Valutazione negativa anche per la scuola-lavoro, perché un impegno esterno di duecento ore non rientra più in un concetto di apprendimento, per confluire invece di una sorta di occupazione part time «inaccettabile a titolo gratuito, come invece previsto dalla riforma». Contestazione per la parificazione della scuola privata a quella pubblica che di fatto toglie risorse economiche agli istituti statali che si aprono al finanziamento privato: «Il dubbio che ci viene è quello che sicuramente non sarà un filantropo, ma il privato interverrà per interesse e quindi ci preoccupa molto la contropartita che andrà a richiedere. Questo aspetto affiancato a quello della troppa discrezionalità concessa ai presidi, metterebbe in discussione la libertà stessa dell'insegnamento. Se questa riforma fosse stata proposta in un paese nordico sarebbe un punto di forza, attuata in Trentino sarebbe destinata a creare solo danni e nulla di positivo e nel breve periodo, dovrà essere completamente rivista. Inaccettabile anche il termine massimo di settembre, fissato per la stabilizzazione degli insegnanti precari».

(d.p.)













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