FORMAZIONE

Scuola-lavoro, mezzo flop Apprendistato: 9 contratti

Il «modello tedesco» della formazione duale arranca. Troppe richieste rispetto all’offerta di impiego: la metà degli iscritti attende ancora di iniziare i corsi


di Chiara Bert


TRENTO. Tanto decantato, ma al momento il modello «scuola-lavoro» in Trentino arranca: al 31 dicembre 2015, a un anno e mezzo dalla partenza di «Garanzia Giovani», solo in 9 - su un totale di 3.174 che hanno firmato il patto di servizio - hanno iniziato il percorso di apprendistato, uno dei quattro previsti dal piano della Provincia insieme ai tirocini, formazione e servizio civile.

Come in Germania, come nel vicino Alto Adige: il modello duale è considerato vincente perché favorisce l’occupazione dei giovani e un percorso virtuoso che avvicina la formazione sui banchi all’esperienza in azienda, in Italia due mondi che tradizionalmente si guardano da lontano.

Il Trentino ci ha scommesso, solo tre settimane fa il governo ha messo a disposizione della Provincia 3,2 milioni per la «formazione duale». E il governatore Ugo Rossi anche in quell’occasione ha spiegato che considera il rafforzamento della transizione scuola-lavoro uno degli obiettivi strategici della legislatura. Eppure la strada verso il modello alla tedesca si rivela quantomai in salita. Lo dicono i numeri della «Garanzia Giovani», il programma lanciato due anni fa in pompa magna dal premier Renzi e rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni, i cosiddetti Neet, coloro che non studiano e non lavoro, per offrire loro opportunità di formazione e inserimento nel mondo del lavoro.

I numeri. A un anno e mezzo dalla partenza, è il rapporto di monitoraggio dell’Irvapp (l’Istituto della Fbk per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche, diretto da Antonio Schizzerotto) a fare il punto su com’è andata fin qui. Complessivamente sono stati 3.736 gli iscritti al programma Garanzia Giovani in Trentino, il 54% maschi e il 46% donne: 1.644 tra i 20 e i 24 anni (il 44%), 1.133 tra i 25 e i 29 (il 30%) e 959 (il 26%) tra i 15 e i 19 anni. Più di 8 su 10 hanno concluso il colloquio di orientamento con la firma del patto di servizio. Il 65% ha scelto il percorso A (il tirocinio), il 17% il servizio civile, l’11% il percorso B (formazione su profili professionali specialistici e tirocinio), solo il 7% l’apprendistato.

L’apprendistato. Questa opzione, riservata prevalentemente ai giovani tra i 15 e i 25 anni di età che abbiano almeno la licenza media, prevede un percorso di apprendistato fino a due anni: 360 ore di formazione all’anno sui banchi, 100 ore in azienda, in modo da raggiungere la qualifica o il diploma professionale. Le prime attività sono iniziate il 12 maggio 2015 ma i numeri indicano che questo è il percorso dove si è registrato il maggior numero di abbandoni, pari al 47%. La causa, rileva il rapporto Irvapp, sta «nella quantità di richieste rispetto alla corrispondente offerta di lavoro in apprendistato»: per questo chi non si è cancellato è al momento ancora in attesa di cominciare i corsi (49%). Al 31 dicembre solo 9 giovani avevano iniziato. Per consentire ad alcune nuove aziende di aderire, la scorsa settimana la giunta provinciale ha riaperto i termini spostandoli al 30 giugno 2016.

La concorrenza del Jobs Act. La «Garanzia Giovani» è fin qui stata il canale principale per l’apprendistato. Qualche adesione è arrivata anche attraverso le scuole, ma anche in questo caso fin qui con risultati modesti. Meglio è andata, in termini di numeri, per l’apprendistato di secondo livello, per chi possiede già una qualifica o un diploma. Ma in questo caso la concorrenza è arrivata dal Jobs Act: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, foraggiato dagli sgravi fiscali del governo, ha spinto molte imprese a preferirlo all’apprendistato.

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